Nova Rock Festival 2024 | Day 03 | Måneskin
Il terzo giorno Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto» e così avvenne. Chiamò l’asciutto Terra e le acque Mare.
No, non sto cercando di confutare la teoria del big-bang ma che questo verso della Genesi vi resti a mente: ad un certo punto sarà fondamentale per il racconto.
Dopo la nottata passata nel tendone della discoteca o sulla pista di pattinaggio a rotelle, tocca ai We Blame The Empire dare la prima scossa sul Red Stage ed inaugurare la terza giornata del Nova Rock 2024. Lo fanno con una brutalità feroce che riaccende subito i neuroni del pubblico, presente già in buon numero.
Sul Bue Stage, invece l’approccio sarà un pò più soft per tutta la giornata.
Incontriamo The Amazons e i successivi Leap che aiuteranno il pubblico a svegliarsi dal torpore, arrivando sino al live dei Blond. I Blond sono una band tedesca originaria di Chemnitz, conosciuta per il sound eclettico che mescola pop, indie rock e influenze elettroniche. Composta dai fratelli Lotta e Nina Kummer insieme al batterista Johann Bonitz, la band sul palco è coloratissima ma difficilmente comprensibile. Il risultato è alquanto surreale, soprattutto a causa di alcune dichiarazioni pro veganismo un pò surreali.
The Amazons
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Leap
Blond
I Granada e gli Sportfreunde Stiller hanno dalla loro ottima attitudine live e risultano piacevoli anche a chi non è per niente avvezzo all’indie pop austriaco.
Il Blue Stage si è rivelato un po’ come una birra light a 4 gradi: piacevole, rinfrescante e che non ti spiana sulle ginocchia. Questo clima è durato fino alle 19, quando sono arrivati i Sum 41. Il dito medio della mano sinistra in alto e quattro della mano destra: questo è il saluto dei canadesi. Il cantante dichiara dal palco di avere 40 anni e si chiede se il mondo non ne abbia ancora abbastanza dei Sum 41. L’onda di urla di disapprovazione lo sovrasta e si riparte, stavolta con sentiti ringraziamenti.
É inarrestabile e travolgente lo tsunami di energia che parte dal palco dei Sum 41: rimbalza in fondo per centinaia di metri, torna indietro amplificato dal pubblico. In questo ultimo tour (a detta loro) sono in scaletta canzoni allegre, leggere, tristi, arrabbiate e cattive. Tutte con il denominatore comune che sono canzoni da saltare e urlare. Non manca niente all’appello: attitudine, velocità, potenza, intrattenimento e coinvolgimento del pubblico, che per la giornata di sabato ha completamente coperto ogni centimetro quadrato dell’enorme prato fronte palco.
Partendo dalla fucilata dell’iniziale ‘The Hell Song’, come un fiume in piena si passa a ‘Over My Head’, ‘No Reason’, una meravigliosa ‘Walking disaster’, ‘With me’. Hanno anche Sum41zzato ‘We will rock you’, giusto per gradire. ‘Pieces’, ma soprattutto le conclusive ‘Fat Lip’ e ‘Still Waiting’ segnano un concerto devastante ed emotivamente intenso. Quella con i Sum 41 è un’ora che vola sulle ali forti dell’entusiasmo e dell’energia con pezzi che percorrono tutta la loro carriera. Dopo un live simile, la richiesta che spontanea che viene dal cuore è di non fare più dischi: non ne vogliamo, fate però ancora concerti.
Stessa età, stesso tour, stessa indole punk ma senza lo stesso mordente: a loro segue Avril Lavigne. Un’ora abbondante carica di nostalgia, visto che anche la canadese è esplosa alla ribalta quando eravamo giovani, scapestrati e innamorati dell’energia che ancora avevamo.
Purtroppo negli anni l’argento vivo si è opacizzato un po’ per tutti ma è consolatorio ricordarlo ad alta voce. Avril ci mette tutto l’impegno possibile ma più che urlare le sue canzoni, sembra squittire note altissime. È sempre bello rievocare canzoni come ‘Girlfriend’, ricordarsi che a quindici anni eri ‘Complicated’ cantando ‘My Happy Ending’, ‘Sk8er boy’ e ‘I’m With You’. Sicuramente quella di Avril Lavigne è una performance attesissima ma è quanto ingiusto tentare di fare un paragone con quella dei Sum 41, che con lei condividono il tour europeo.
Cambio palco, torniamo al Red Stage. I locali Kontrust hanno un seguito pazzesco in patria con il loro crossover d’annata e vestiti in costume tipico mettono a soqquadro la marea di gente pronta solo per loro e il loro show. Divertenti e veloci, la criniera porpora della cantante che salta e corre da una parte all’altra del palco unita all’alternarsi dei ruoli di cantante con il suo compagno di band, fanno saltare e cantare tutti. Anche chi non li conosce apprezza il loro stile e ed il crossover pulito.
Come dice il nostro Emanuel, fotografo che mi accompagna in quest’avventura attraverso traducendo le mie parole in immagini, i successivi Against The Current «sono il gruppo che dovrebbe essere fatto ascoltare ai ragazzini che vogliono farsi introdurre al rock e all’indie pop». Nonostante qualche problema tecnico all’impianto, il trio capitanato da Chrissy Costanza riesce a mantenere vivo lo stage e a farsi supportare dal pubblico. Si canta insieme ‘Gravity’ ma è con ‘Running with the wild things’ che l’emergenza tecnica rientra e si procede come un treno in corsa. Sono molto coinvolgenti per il genere giovane e fresco che propongono.
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I Saltatio Mortis salgono sul palco e viaggiano sul filo dell’indecifrabile e del già visto, ma a loro non importa poi chissà quanto. Il genere proposto si rifà ad un mondo fantasy variabile ed imprevedibile ma amatissimo in patria, tanto più che il loro ultimo album sembra essere il disco più venduto dell’anno. Potenti e scanzonati, suonano musica medioevale con strumenti tipici dell’epoca come cornamuse e gironde, senza scordare di portare live uno show ad altissimi ottani. Coverizzano anche un brano degli Electric Callboy che, sorpresa, saranno presenti al Novarock 2025.
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Era tanta l’attesa per i P.O.D. , soprattutto dallo scrivente. Tanta perché dagli albori, oramai quasi un trentennio fa, hanno quasi abbandonato il progetto non facendo praticamente più nulla o quasi per il loro pubblico e per conquistarne di nuovo. Si è quindi creato via via un gap generazionale notevole e questo ha influito molto sulla venue: moltissimi giovani presenti hanno deviato la loro attenzione verso il Blue Stage. I P.O.D. pagano anche alcuni problemi tecnici di audio che si risolvono completamente dopo l’introduttiva ‘Drop’; con ‘I got that’ i pezzi si susseguono e sale la fiducia e la voglia dei componenti arrivando a tornare ai vecchi fasti con ‘Murdered love’ e la celeberrima ‘Youth of the Nation’.
La barca è salpata e va a vele spiegate, il pubblico apprezza e segue e supporta il gruppo americano come se si fosse tornati al 2001, nel pieno del loro splendore. ‘Southtown’ è la descrizione di uno stile di vita, di ghetto, dei reietti e di isolamento che porterà sempre con sé la paura raccontata in ‘Afraid to die’, memorabile.
Al cristianissimo Sonny Sandoval, il cantante, prima della fine del concerto vene mossa una richiesta. Una coppia di ragazzi chiede di salire sul palco perché si sono fidanzati e vogliono chiedergli una cosa un pò particolare: che sia lui a celebrare il matrimonio. Emozione e molte lacrime nei cuori dei metallari e non presenti: davanti a tutti, Sandoval (con il più classico rito di dichiarazioni d’intenti) dichiara i due marito e moglie. Si termina pogando tutti assieme con la conclusiva ‘Alive’.
Dopo questa infarinata di emozioni e buoni sentimenti bisogna lavare via il tutto con tanta ignoranza, goliardia, idiozia e adolescenziale testosterone incontrollato: ci vengono in aiuto gli ormai habitué Steel Panther. Con le loro tutine e strumenti fluo, cotonature improponibili, denti rifatti bianchissimi e battute sessuali che non hanno mai superato la soglia della pubertà, regalano un’ora veramente scanzonata.
Le donne presenti sanno bene che sono dei cazzari immaturi ma si divertono proprio per quello: sanno che stare a petto nudo non sarà mai un problema al Nova Rock 2024, figurarsi farlo al concerto degli Steel Panther. Si comincia con ‘Eyes of the Panther’ per poi passare a ‘Just like Tiger Woods’, ‘Asian Hooker’ e ‘Friends with Benefits’. ‘Party like tomorrow is the end of the world’ è il loro mantra e questa goliardia è ben accetta da tutti. Dichiarando di voler battere il famigerato (quanto fantasioso) record di più tette sul palco, fanno salire on stage almeno un centinaio abbondante di ragazze: seminude ed entusiaste, cantano con loro ’17 in the raw’ e terminano l’esibizione con ‘Gloryhole’, brano sentitamente dedicato alle ex mogli dei componenti.
Dopo tanta ignoranza si torna a fare sul serio e arrivano i Body Count con ICE motherfucker T alla voce. Allarme guerra: l’intro con ‘Civil War’ preannuncia un set pazzesco. Sono straordinariamente bravi nel fare ciò che fanno e l’unione con Ice T piace sempre più. Dopo il classico annuncio rap ai presenti («Body Count is in the House»), prendono il totale e completo possesso del palco con la cover degli Slayer ‘Raining blood/Post mortem’ a far tremare i cuori e le teste dei presenti.
«Se nei ghetti afroamericani al posto del funk avessero iniziato a suonare metal, come sarebbe andata?». La sola risposta possibile sono loro, i Body Count.
‘The Purge’ è la canzone che stanno portando in giro per testare il nuovo album in uscita: una pura bastonata nei denti che ti lascia per terra senza capire cos’è successo. Puro pogo dall’inizio alla fine. Il concetto delle canzoni di denuncia dei BC è che la musica unisce sempre. Veloci e cattivi, forse anche di più degli Slayer dei tempi d’oro ma con lo stile street wear del ghetto. Ice T riversa parole a profusione, pompato da ritmiche accentuate anche dai due membri che gli fanno il controcanto e i cori. Con loro il rap metal arriva a livelli mai toccati a non replicabili.
Ed ora, arriviamo al tema tanto agognato della giornata: il discorso headliner del terzo giorno ha bisogno di un paio di specifiche legate a quanto detto in apertura report. Ricordate Alle 23 si è abbattuta sul Novarock una pioggia fittissima ed insistente che ha compromesso l’affluenza del pubblico sotto entrambi i palchi (Red e Blu). I bungalow, i camper e le tende del camping sono state il rifugio di chi non se l’è sentita di sfidare il maltempo nel tentattivo di fortificare i propri anticorpi.
I nomi della serata sono Måneskin ed Alice Cooper: entrambi hanno suonato completamente il loro set.
A chi etichetta gli italiani come una band di pompati frutto di ottimo marketing, bisogna dire che i Måneskin meritano l’onore delle armi per come hanno suonato e per la voglia con cui hanno intrattenuto il pubblico rimasto (numeroso, tra l’altro). Le premesse per replicare il magnifico concerto pomeridiano al Nova Rock 2022 c’erano tutte ma il meteo non è stato galantuomo stasera.
Lo stesso discorso vale per Alice Cooper: racconta storie che inesorabilmente finiranno con la sua decapitazione e con il riscatto dell’amore della sua amata Sheryl, compagna nella vita e psicopatica sul palco. Siamo sempre i benvenuti nel suo incubo e di sicuro da qui non ce ne vogliamo andare.
Si parte con ‘Welcome to the show’ che diventerà più avanti ‘Welcome to my Nightmare’. Il suo concerto è, per distacco, il più completo a cui si possa partecipare. Per la storia narrata, per la partecipazione attiva dei musicista, per l’impegno dei costumi e della recitazione. E per essere sempre attuale nonostante i suoi 76 anni. ‘No more Mr Nice Guy’, ‘I’m eighteen’, ‘Billion dollari babies’, ‘Hey Stoopid’: canzoni che percorrono la sua carriera, gestita con una classe ed uno stile inarrivabile. Elementi scenici mai banali e sempre funzionali alla canzone e alla storia raccontata (come il pitone vivo al collo in ‘Snakebite’).
I suoi musicisti sono sempre stati di primo ordine arrivando agli attuali che singolarmente sanno fare spettacolo nei loro solos, prima tra tutti la talentuosa e bellissima Nita Strauss, o dal chitarrista Tommy Henriksen già produttore e chitarrista degli Hollywood Vampire, band in cui milita Alice Cooper stesso assieme a Johnny Depp e quell’altro scalmanato di Joe Perry.
Alice Cooper regala classe e ironica intelligenza a chi ha l’intelligenza di capirla. Con un carisma immenso, anche sotto una pioggia torrenziale è in grado di tenere sotto palco decine di migliaia di fan che non mollano mai. Una vera leggenda.
Perdonerete se per noi, oggi, l’headliner è stato lui.