Oca Nera Rock

Turn ON Music

Un passo indietro per farne altri 100 andando avanti

Ho pensato molte volte se mettere o meno nero su bianco queste poche righe.
Ci ho riflettuto bene, esporsi con il proprio privato non è sempre una scelta opportuna e troppe volte gli intenti vengono fraintesi e in totale franchezza non ho la voglia, il tempo né la forza di dover dare ulteriori spiegazioni o giustificazioni.
Questa è una rivista che parla di musica, non è certo “Il diario di Emanuela”, pertanto confido nel buonsenso e nella comprensione altrui.
Perché trovo sia corretto rispondere ad una domanda che, di fatto, è stata posta più volte.

Musicisti, promoter, colleghi di uffici stampa: in molti si sono scontrati con un lungo e profondo silenzio – il mio.
Se Oca Nera è rimasta ferma così a lungo, se non sono arrivate risposte alle email, se non ci sono stati riscontri al telefono è solo per colpa mia.
Non c’entra nulla la pandemia né tantomeno il relativo (e conseguente) momento di stasi del settore musicale; piuttosto, si tratta di imprevisti della vita, diciamo così.

Sono una paziente oncologica.
Non mi piace definirmi “malata di cancro”, ma se questo rende più chiaro il concetto, ecco, sì: ho il cancro e ci convivo da novembre 2020 (d’altronde, come poteva finire l’anno della pandemia se non con un’ulteriore enorme problema?).

È stato tutto talmente inaspettato che non ho avuto il tempo materiale di dare un ordine alle mie priorità.
Le cose hanno preso il sopravvento in modo naturale, facendomi concentrare sulla salute e la famiglia.
Al posto di dedicarmi al lavoro mi sono ritrovata a percorrere ogni giorno i corridoi dell’ospedale e quando ho pensato di aver superato l’ostacolo più grosso, non ho fatto in tempo a respirare che ho dovuto ricominciare tutto da capo – ancora chemio, ancora cure, ancora ospedali.

Non sono qui per essere compatita o chissà che altro – punto sulla vostra empatia, non cadete in errore, siate intelligenti ed evitate di fraintendere.
Ho scelto di parlarne perché non ho nulla da nascondere o di cui vergognarmi: non ho scelto io la malattia, non l’ho cercata ma a causa di essa si è fermato tutto.
Ed è giusto dare una spiegazione a coloro con i quali abbiamo lavorato e grazie ai quali siamo cresciuti negli anni.

ONR è figlio mio, qualcosa che ho fortemente desiderato e nel quale ho tanto creduto.
Più semplicemente, un sogno nel cassetto diventato realtà.
E per ogni cosa a lungo desiderata e non andata in porto, trovo sia sbagliato mollare e far morire l’unica che ha spiccato il volo.

Chiedo scusa a coloro che hanno scritto email e messaggi e non hanno ricevuto risposta: è stato poco professionale e mi assumo la responsabilità di questo atteggiamento.
Chiedo scusa alla grande squadra che si muove dietro le quinte di questo progetto, contribuendo di fatto a renderlo unico così com’è: è semplice, non sono stata presente.
Al contempo, va da sé, le scuse arrivano anche per i lettori: quelli affezionati, quelli occasionali, quelli polemici – in pratica, i lettori tutti.

Qualsiasi cosa accada, non è mia intenzione essere (di nuovo) un ostacolo per la rivista e stiamo lavorando per un passaggio di consegne affinché non vi siano più pause ma solo tanta musica, interviste e concerti raccontati attraverso foto e live reports.

Noi ci siamo e siamo pronti a ripartire: spero continuerete ad esserci pure voi, come un appuntamento insieme tra vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo.

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