“Operation: Mindcrime”, forza musicale e cifra stilistica
Gli anni ’80 vedono la musica rimanere orfana dei gruppi storici dei ’70, ma anche il proliferare di nuove bands nei generi più disparati: ci saranno ondate pop, metal, prog, post punk come forse mai, né prima né dopo, si è visto.
È in questo contesto che verso la metà del decennio si sviluppa il progressive metal, genere che alle forti sonorità del metal aggiunge gli elementi maestosi del progressive rock.
È così che spuntano gruppi quali Dream Theater, Symphony X e Queensrÿche.
E saranno proprio questi ultimi, nel 1988, a dare alla luce l’album “Operation: Mindcrime“.
Sulla scia di concept album come “Tommy”, “Quadrophenia” o “The Wall”, la band di Geoff Tate e Chris DeGarmo realizza quello che, ancora oggi, è considerato il miglior concept album metal: lo stesso Bruce Dickinson dirà in merito «è il disco che avrei sempre voluto fare con i Maiden».
I Queensrÿche si erano già messi in luce con i primi due album, “The Warning” (1984) e “Rage Of Order” (1986), ma sarà con questa loro terza prova che arriverà il successo mondiale.
Sarà un successo in termini di critica e di pubblico, dovuto sia alla forza musicale e stilistica (che il gruppo riesce a tenere alta per tutto l’album) che per quella dei contenuti dei testi.
La storia che ruota attorno a Nikki, protagonista dell’album, tocca diversi temi: droga, prostituzione, religione, gruppi segreti e omicidi, e viaggia tra diversi stati mentali e psicofisici quali la catatonia, la tossicodipendenza, il rimorso e la pazzia.
Tutto ciò rende “Operation: Mindcrime” un album da sentire ed ascoltare dal primo all’ultimo brano, così forte che a tratti ci si può immaginare anche visivamente ciò che sta accadendo.
Il successo fu così clamoroso che nel 1990, dopo che l’album venne eseguito per intero dal vivo, uscì un box set dal titolo “Operation: Livecrime”.
Oltretutto, già nel 1989 MTV con una serie di videoclip aveva raccontato la storia dell’album e fatto uscire una videocassetta dal titolo “Video: Mindcrime”. E nel contesto di un album così compatto, sarebbe riduttivo citare solo alcuni come brani top, anche se una menzione speciale la dedichiamo a ‘Revolution Calling‘ e ‘Suite Sister Mary‘, capolavori assoluti.
Questi sono gli anni in cui troviamo la voce di Geoff Tate e la chitarra di Chris Degarmo, due pezzi di storia che il gruppo perderà strada facendo.
Eddie Jackson, Michael Wilton e Scott Rockenfield (a parere personale, uno dei batteristi più sottovalutati nella storia della musica) completano la formazione originale che ha dato vita a questo capolavoro.
Amanti o no del genere, una volta nella vita, “Operation: Mindcrime” va ascoltato.
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