PEOPLE #9: Katia Costantino
Eventi catastrofici e disastri naturali sono ormai quotidiani nei nostri notiziari, segno che un enorme cambiamento climatico è in atto.
Combatterlo è ancora possibile ma ci vuole impegno, determinazione e condivisione.
Allora, quale evento migliore di un festival musicale, per diffondere un messaggio sociale di sostenibilità e riciclo?
Katia Costantino, di origine torinese ma di base a Londra, è riuscita a fondere i suoi due grandi interessi – musica e ambiente – lavorando come sustainability consultant in diversi e prestigiosi festival europei.
Ci abbiamo fatto quattro chiacchiere durante il TOdays Festival che si è svolto a fine agosto nel capoluogo piemontese, e che proprio grazie all’intervento di Katia ha promosso alcune azioni per limitare l’uso di single use plastics.
Katia, raccontaci: com’è nata la tua figura professionale?
Come si possono unire sostenibilità ambientale e musica?
Sono nata e cresciuta a Torino, dove ho frequentato l’ambiente musicale sin da adolescente.
In seguito al master in “Sviluppo Sostenibile”, nel 2013 mi sono trasferita a Londra e lì ho potuto unire le mie due passioni, la musica e la sostenibilità ambientale.
Da alcuni anni collaboro come Environment Assessor con la non-profit “A Greener Festival”, che da più di 10 anni in ambito di music festivals ed eventi worldwide, si occupa di accrescere la consapevolezza ambientale e a limitare il proprio impatto sull’ecosistema.
E per il TOdays invece?
Collaboro con il TOdays Festival dal 2016, in qualità di Artist Liaison e, grazie al Direttore Artisitico (ormai ex, n.d.r.) Gianluca Gozzi, mi è stata data l’opportunità di tenere un Panel presso “ToLab 2019”.
Con il titolo “Singing in the Trash” ho voluto porre l’accento sull’impatto ambientale che un evento come un festival di più giorni riesce a creare in termini di CO2 generata.
Sviscerando vari aspetti quali l’uso di Energia, generazione di Rifiuti/Riciclo, Trasporti, uso di Acqua, e il fenomeno dell’abbandono delle tende (principalmente nei festival del Nord Europa), ho cercato di comunicare ai partecipanti quali pratiche virtuose possono essere messe in atto per gestire un evento in modo sostenibile e limitare il suo impatto.
In seguito alla definizione del Panel ho ritenuto necessario mettere in atto alcune delle pratiche di cui avrei parlato proprio al TOdays Festival: far vedere la “sostenibilità in azione”, come mi piace dire.
“Sostenibilità in azione” sembra quasi il motto di un supereroe.
E allora spiegaci, quali sono stati i cambiamenti concreti attuati durante l’edizione 2019 del TOdays?
Con il nome di EcoReverb ho lavorato ponendo alcuni obiettivi facilmente raggiungibili, in funzione sia dei tempi limitati che delle risorse disponibili con cui andavo ad operare.
Il primo obiettivo possibile da raggiungere è stato quello dell’eliminazione della distribuzione delle cannucce di plastica, bannandone totalmente l’utilizzo.
Si è inoltre introdotta la vendita di bicchieri durevoli, sostituendoli all’uso di bicchieri di plastica monouso.
Per fare questo il festival ha collaborato con due realtà presenti sul territorio italiano e una nello specifico a Torino.
Come ho già detto, tutto è stato fatto in tempi davvero ristretti e coinvolgendo diversi attori sociali, ma i risultati ottenuti per me sono stati molto soddisfacenti nonostante ci siano state delle critiche per l’utilizzo di bicchieri durevoli, realizzati pur sempre in plastica – ma abbiamo utilizzato anche bicchieri in plastica compostabili nella frazione organica.
È stato importante vedere persone che hanno riutilizzato lo stesso bicchiere per tre sere consecutive in locations diverse e trovare un’arena concerti completamente sgombera a fine serata: non si era mai visto nelle edizioni precedenti, non era mai successo.
Da una stima approssimativa e calcolando tutte le diverse locations, nei tre giorni di TOdays Festival sono stati “risparmiati” all’ambiente circa 8.000 bicchieri di plastica monouso.
Un’altra iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con Smat, un’azienda che opera nel campo del servizio idrico integrato nel capoluogo piemontese.
Smat ha messo a disposizione dell’audience due colonnine di acqua pubblica gratuita e questo ha permesso di diminuire ulteriormente l’uso di bottigliette d’acqua di plastica.
Va anche aggiunto che per la prima volta sono state utilizzate stoviglie compostabili nel servizio canteen di artisti e addetti ai lavori: abbiamo attuato il servizio di raccolta differenziata per la frazione organica.
Come hai già sottolineato, queste accortezze ecologiche sono nuove nell’organizzazione del TOdays, ma non è sbagliato estendere l’affermazione in generale riguardo tutti i festivals della nostra penisola.
In Italia sono abitudini nuove e non sempre apprezzate; all’estero, invece, hai riscontrato reticenza?
Se dovessi fare un paragone tra i festivals internazionali con i quali ho collaborato (Primavera Sound, Nozstock the Hidden Valley, We Love Green etc.) e quelli di casa nostra, posso dire che anche in Italia la coscienza ambientale e la necessità di fare delle scelte di gestione diversa, con un approccio sostenibile, sta crescendo.
C’è ancora molto lavoro da fare ma di base figure professionali come la mia (Consulente di Gestione Sostenibile di Eventi) in Italia non ce ne sono molte.
La causa principale è lo spettro di costi maggiori per gli organizzatori e, più in generale, la poca diffusione di azioni di questo tipo contro circa il 78% di festivals UK che hanno un environmental policy (dati del 2015).
Nonostante questo sono molto fiduciosa che anche per I festivals italiani questo sia il futuro.
Inoltre, una legge del Parlamento Europeo impone dal 2021 il divieto di uso di molti prodotti monouso: sicuramente i mercati si adatteranno alla richiesta di prodotti alternativi (molti già presenti sul mercato) e allora già un grande balzo in avanti sarà fatto.
Della serie “bene ma non benissimo”: c’è ancora da lavorare.
Certo, bisogna sempre migliorasi.
Ritengo che negli ultimi due anni “sostenibilità”, “responsabilità” e “rispetto ambientale” siano termini entrati di prepotenza nel lessico quotidiano.
Noto con dispiacere che alcune persone pongono la loro attenzione solo sugli aspetti critici, qualora ve ne fossero, al posto di apprezzare il cambiamento positivo, seppur imperfetto, che si cerca di attuare.
Ricordo nel 2003 quando è entrato in vigore il divieto di fumo nei locali chiusi: sembrava che per per i fumatori sarebbe iniziato un periodo pestilenziale.
Invece tutto è stato recepito senza nessun problema e adesso, di quella decisione, tutti riconosciamo e consideriamo soIo i vantaggi.
Ogni cambiamento porta sempre con sé delle critiche, ma da queste si puossono solo trarre insegnamenti costruttivi e andare avanti correggendo il tiro.
Sempre più persone sono coscienti della crisi climatica che stiamo vivendo, sempre più giovani si fanno portavoci della necessità di cambiare atteggiamento, stile di vita e limitare l’impatto ambientale delle nostre azioni quotidiane.
I Festivals musicali e gli eventi in generale hanno il potere di rivolgersi principalmente ad un pubblico giovane e sensibile, quelli che in futuro saranno i decision maker.
È proprio per questo che ritengo fondamentale comunicare, creare sinergie, lavorare assieme e condividere iniziative virtuose.
Collaborare verso un unico obiettivo per limitare gli effetti sull’ambiente.
Un’ultima domanda: cosa ci possiamo aspettare dal Todays 2020?
Sempre maggiori accortezze ecologiche e buona musica, oppure, con l’abbandono del direttore artistico Gianluca Gozzi, ci saranno cambiamenti radicali?
È una bella domanda.
Sicuramente Gianluca Gozzi è stato la punta di diamante per la scelta artistica del TOdays Festival e per un quartiere come Barriera di Milano, che per i tre giorni del festival diventa il centro della cultura musicale contemporanea.
Ricordo gli inizi in cui collaborava con il Centro d’Incontro (futuro Spazio211) gestendo le sale prove di quello che allora era solo un centro di incontro per anziani che passavano i pomeriggi a giocare a carte.
Di sicuro Gozzi è una persona che ha lavorato sempre con passione e testa e vorrei poter rispondere che la prossima edizione del festival sarà in grado di portare a Torino musica di qualità, con o senza di lui.
Per quanto mi riguarda vorrei che negli anni a seguire la gestione sostenibile degli eventi divenisse una realtà consolidata per gli organizzatori di eventi e audience.
In qualche modo, mi piacerebbe che il percorso che ho intrapreso quest’anno io possa continuare e anzi, che si possano aprire nuovi scenari di azione che in questa edizione non siamo riusciti ad approfondire.
Parlando di gestione sostenibile si posso attuare molte azioni virtuose atte a mitigare l’impatto ambientale dell’evento stesso e far accrescere la consapevolezza di ognuno di noi, di come “l’urgenza di agire” in questa direzione sia ormai imprescindibile.