People #1: Clockwork Pictures
Fabio Meschini vive e lavora a Roma, dove possiede un laboratorio di serigrafia
Situato in quello che in una qualunque metropoli può definirsi come un “angolo di paradiso”, il laboratorio è ai confini con la periferia, le finestre dello studio volgono verso il verde e nonostante non sia un edificio isolato il mondo esterno e i suoi rumori qui non sembrano penetrare.
Ciò lo rende il luogo ideale, volendo, per potersi concentrare sul lavoro creativo, sfruttando in pieno quanto di più buono possono regalare gli ampi e ariosi spazi che lo compongono.
Molto luminoso, il laboratorio è pieno di strumenti, barattoli di vernice, fogli di carta e posters alle pareti – quegli stessi posters che negli anni Fabio ha realizzato per i più importanti artisti della scena sia internazionale che nazionale con la serigrafia, tecnica di stampa che utilizza come matrice un tessuto teso su di un telaio in legno o metallo.
Non si tratta di semplici posters rock: quelli di Clockwork Pictures (il suo nome d’arte) sono vere opere grafiche che nascondono, ognuna, storia e significati legati all’artista che rappresentano.
Partiamo dalle origini: come ti sei avvicinato a questa arte?
Ho iniziato verso la fine degli anni ’80 come grafico autodidatta, con molto entusiasmo e parecchia incoscienza.
Da allora ho provato a tastare vari terreni: grafica editoriale, qualche scorribanda nel mondo del video e della motion graphics, anche una capatina per qualche anno nel settore della fotografia, fino poi a ritornare sui miei passi riprendendo in mano il disegno, che in fondo è la cosa che mi da più soddisfazione.
La serigrafia è una tecnica particolare, oggi spesso sottovalutata e dimenticata.
Cosa ti ha spinto a scegliere proprio la serigrafia come procedimento di stampa?
Non ricordo bene chi, diversi anni fa, mi disse «i tuoi disegni verrebbero bene in serigrafia».
Quella frase deve essersi piantata nella mia testa come un seme perchè ho cominciato pian piano ad avvicinarmi all’argomento, finchè ho deciso di buttarmi.
La passione è proprio venuta facendo, man mano che ho messo le mani in pasta.
Ho rimediato l’attrezzatura da un laboratorio che chiudeva, quasi gratuitamente: era in condizioni pietose, ma non irrecuperabili.
Ho preso la cosa come un segno e da lì, dopo aver realizzato i primi tre poster, ho deciso in preda alla più totale esaltazione di prenotare mezzo stand al Flatstock, la convention di poster art più importante al mondo: andò bene, e la cosa mi ha spinto a continuare.
I tuoi lavori ruotano attorno al mondo della musica, realizzi stampe per artisti internazionali e partecipi ad esposizioni in tutto il mondo: un motivo per amare questo lavoro ed uno, se c’è, per detestarlo.
I motivi per amarlo sono parecchi: faccio quello che amo di più, a volte ho il privilegio di farlo per musicisti che adoro, mi dà l’occasione di girare il mondo e di conoscere persone meravigliose.
Dovrei essere pazzo per trovare un motivo per detestare tutto ciò!
Come nasce il processo creativo di un poster?
La parte più difficile è ottenere l’incarico dalla band.
Da lì, tutto il resto è in discesa: la parte di realizzazione vera e propria può essere più o meno caratterizzata da doglie e ansie da prestazione, ma son pur sempre dolori spesi bene. Personalmente affronto ogni poster in maniera diversa, l’ispirazione viene sempre dalla musica e a volte anche da indicazioni dirette delle band, che a onor del vero mi lasciano quasi sempre mano libera.
Esiste un lavoro su tutti la cui realizzazione ti è piaciuta maggiormente?
Sicuramente il poster per John Carpenter, una figura che ha rappresentato una pietra miliare nella mia formazione visiva e musicale.
In più è stato un incarico veramente inaspettato: doppia soddisfazione!
Un musicista per il quale vorresti lavorare?
Nine inch Nails e Depeche Mode in cima a tutti.
Sei l’organizzatore di Posters Rock, ce ne vuoi parlare?
Posters Rock! nasce nel 2012 come conseguenza del gigantesco fomento generato dalla mia prima partecipazione al Flatstock di Amburgo.
Avendo avuto la possibilità di entrare in contatto diretto con molti altri artisti stranieri, decisi che bisognava fare qualcosa per rendere visibile e apprezzabile questo movimento anche in Italia.
È andata più che bene, con tre edizioni: due a Roma presso la Casa dell’Architettura, e una a Catania, nel Monastero dei Benedettini.
Il riscontro da parte dei visitatori è stato entusiastico e l’affluenza decisamente elevata, con un risultato di molto superiore alle mie aspettative..
L’evento ha avuto una sua risonanza, e da allora l’interesse per questo settore in Italia è decisamente cresciuto: al momento mi sto mettendo in moto per un’edizione 2017 ancora più vasta e interessante!