“The Fame”, l’album che ha lanciato una stella
Negli ultimi vent’anni circa, la musica internazionale ci ha regalato protagonisti di qualità eccezionale.
In poco più di due decenni, abbiamo avuto la possibilità di assistere a cantautori e band che hanno prodotto musica di una bellezza infinita, conquistando il palcoscenico mondiale.
E in questo senso Stefani Joanne Angelina Germanotta, conosciuta come Lady Gaga, rappresenta forse il punto più alto.
La cantautrice e attrice americana, nata a New York, ha lasciato un segno indelebile sul mondo della musica fin dai primissimi anni di attività.
In particolare, molto del successo iniziale di Lady Gaga si deve al suo straordinario album di debutto. The Fame, rilasciato il 19 agosto del 2008, è stato un tassello fondamentale non solo per lo sviluppo artistico di Lady Gaga, ma anche per il suo riconoscimento all’interno della scena LGBTQ.
Da lì in poi, infatti, l’artista newyorkese è diventata un punto di riferimento per la community.
Già il brano di apertura Just Dance è un grido di battaglia, una richiesta di accettazione.
Registrata con Akon e RedOne, entrambi all’apice della loro credibilità commerciale, la canzone è stata un successo immediato.
Al di là di un messaggio sociale che all’epoca non era ancora stato compreso, la melodia insistente e tipicamente da discoteca erano troppo orecchiabili per rimanere solo un successo estemporaneo.
Con il passare del tempo, infatti, il brano ha cominciato a scalare la Billboard Hot 100, raggiungendo le primissime posizioni nel gennaio del 2009.
Subito dopo arriva Poker Face, a cui negli anni è stata affibbiata più di un’etichetta di lusso. Si tratta, innanzitutto, di una delle canzoni più rappresentative e iconiche non solo dell’album in questione, ma di tutta la discografia di Lady Gaga. Per alcuni, poi, Poker Face è uno dei brani più simbolici del primo decennio degli anni 2000, senza considerare la sua importanza per quello che è il mondo della musica nel poker.
Il brano è un’ode alla celebre “faccia da poker”, dote imprescindibile per ogni giocatore che si rispetti.
E poi c’è la parte musicale, con le sue note che funzionano ancora sulla pista da ballo ma soprattutto alla radio. Più cupo del primo singolo e più ovviamente orientato al pop, è diventato il più grande successo di The Fame, specialmente nel Regno Unito e in tutta l’Europa continentale, dove è diventato il brano più venduto dell’anno.
Paparazzi, invece, è il brano che cambia il paradigma dei video musicali.
Il budget investito è notevolmente più elevato rispetto alla media dell’epoca, e non a caso la star di Hollywood Alexander Skarsgård viene assunta per dare vita alla narrativa teatrale del video.
Ancora una volta ne viene fuori una canzone pop dal ritornello accattivante, che rimane in testa per giorni. Soprattutto, è uno spartiacque per l’industria musicale, nonché dimostrazione delle straordinarie capacità di Lady Gaga in tutti i formati.
Lovegame e Eh Eh (Nothing Else I Can Say) sono più leggeri, meno altisonanti, ma meritano di essere citati quantomeno per i risultati ottenuti. Il primo, all’epoca, riuscì a entrare nella Top 5 di Billboard e il secondo ottenne ottimi risultati nei mercati europei, in particolare in Francia.
Quelle appena discusse sono cinque canzoni che, singolarmente, hanno raggiunto il successo mondiale. Ad accomunarle, innanzitutto, è lo stile musicale.
Si tratta di brani pop, facili da ballare e cantare, che ti entrano dentro fanno fatica a uscire per molto tempo a venire.
Questo però non deve ingannare, perché non si tratta di musica semplice da eseguire.
Al contrario, in alcuni casi abbiamo assistito a punti di partenza nuovi per il genere, ripresi negli anni immediatamente successivi.
Come detto, però, The Fame non è solo un grande album musicale, è un manifesto di inclusione.
Non è un caso che oggi Lady Gaga sia percepita da tutti noi come qualcosa di più di una semplice cantautrice.
La sua arte ha svolto e continua a svolgere un ruolo primario a livello sociale, un qualcosa che trascende le abilità artistiche della Germanotta.
The Fame, quindi, è stato l’apripista di questa trasformazione.