Augenstern – Best of Augenstern
Esiste una stella che possa insegnarci a guardare oltre il limite naturale cui sono soggetti i nostri occhi?
La domanda forse può sembrarvi bizzarra, ma il racconto di questo disco non può che cominciare da qui.
Dal senso visionario che la musica costruita da Steve Schroyder – già esploratore dell’iperuranio negli anni ’70 con i meravigliosi Tangerine Dream – e Gene Gross ebbe quale target principale nel breve arco di tempo nel quale fu concepita, tra il 1986 ed il 1987.
Questo attraverso le ombre generate da Augenstern, la loro creatura, il loro laser virale, il loro navigatore virtuale orientato su percorsi irreali, o quantomeno invisibili.
La trance elettronica che determinò la linea guida dell’esperimento sonoro fu solo il pretesto per i due per cercare di pilotare gli ascolti su percorsi ancestrali, laddove i suoni che emergono sono sottili, esili funi cui aggrapparsi per guardare all’insù, oltre l’immaginabile.
Come se quelle funi cercassero di salire fino a scavalcare il cielo come nella favola del fagiolo magico, come se fossero la via di fuga dall’ordinario per penetrare lo straordinario.
E nell’ascesa i sintetizzatori di Schroyder si aprono continuamente su strutture armoniche di ampio o esistenziale spettro e verso loop flebili come carezze o voluttuosamente ipnotici, spinte comunque efficaci che crearono e creano ancor oggi il viatico ben definito di un nuovo corso “open mind” della musica elettronica, dove i passaggi a livello verso le inafferrabili dimensioni cosmiche si schiudono, e i suoni diventano un ponte verso l’infinito, e non una fitta coltre che lo nasconda inesorabilmente.
I loro dischi – “Strahlen”, “Blütenklang”, “Skydancing” (con Margot Anand) – e il loro mirabolante e riassuntivo “Best of” porgono a chi vi si avvicini un’opportunità unica : proiettarsi con effetto immediato dentro risonanze che assumono le forme di universi sconosciuti, rotolandosi su tappeti di fiori dai colori cangianti e dalle forme improbabili.
Le composizioni fungono come fossero un Telepass geniale che consenta il libero accesso ai milioni di autostrade immaginarie dove non possiamo condurre i nostri occhi, ma le nostre sintesi neuronali si .
‘Passage to mind transfert‘ ci racconta tribalismi rivisitati, ci narra il linguaggio che gli Indiani d’America esprimevano attraverso le nuvole di fumo. ‘Center of my cosmic heart‘ è la ricerca del vorrei ma non posso, dell’amore anelato e mai raggiunto, che forse fluttua e ci osserva oltre lo strato più alto delle nuvole. Le nuvole, come quelle narrate in ‘As clouds go by‘, episodio di magia quotidiana, come quella che mettiamo in campo quando dei nembi e dei cumulonembi cerchiamo di indovinare le forme.
E poi ancora ‘Joy of this moment‘, che diventa la candela profumata che accendi la sera in casa per ritrovare i tuoi pensieri migliori; ‘Pictures of the lovely garden‘, dove millemila fiori ti prendono per mano e danzano con te, in un minuetto moderno che conserva tutta l’alea romantica e struggente che merita.
Per arrivare al tentativo di codificare the ‘Eyes of Mona Lisa‘, conferendole i colori della sofferenza e della malinconia.
‘Venus of Monaco‘ è il red carpet dove si esibisce una Venere meravigliosa ma impossibile da afferrare.
‘The secret music of the planets‘ è il viatico obbligato dove orientare la nostra invisibile macchina del tempo: una suite lunghissima che crea un piccolo, ennesimo miracolo – determinare il nostro teletrasporto verso le dimensioni che il nostro immaginario ignorava prima, rendendoci docili, immobili, impossibilitati a qualunque movimento; immersi nella stasi magica, nell’estatico andare, nel continuo muoverci senza movimenti.
Ho scelto stavolta di raccontarvi l’irraccontabile, servendomi dell’unico mezzo che avessi a disposizione: la fantasia.
La fantasia che riempirete di entusiasmo, impeto e colori ascoltando gli Augestern, abbandonandovi alla leggera compressione cui vi obbligheranno i tanti stati d’animo che affronterete nell’ondivago ossequio che renderete ai loro suoni.
Esiste una stella che possa insegnarci a guardare oltre il limite naturale cui sono soggetti i nostri occhi?
Esiste, ed è bellissima, oltre quanto possiate immaginare.
Il suo nome è Augestern, non potrete mai vederla volgendo il vostro sguardo verso un cielo limpido, ma vi guiderà ovunque, comunque.