Roma, la città che muore
Ancora panico a Roma, stavolta dovuto da uno status diffuso nei social dal profilo dell’Init, locale che da anni propone in città musica live.
Dopo la vicenda che ha visto chiudere con i sigilli il Dal Verme, colpito da accuse assurde “di ordine pubblico, meritevole di chiusura immediata ai sensi dell’art. 100 del TULPS, nell’ottica di un doveroso soddisfacimento delle esigenze di tutela sociale (…) e con finalità dissuasive nei confronti della frequentazione delinquenziale”, anche l’Init viene fatto bersaglio di quella che è doveroso definire ormai come una lotta contro la cultura e la musica in città.
Se da un lato non vi sono maggiori informazioni sulla scelta di sgombero dell’Init, appare ormai evidente che Roma sta morendo artisticamente proprio in quei luoghi il cui impegno e la cui programmazione hanno contribuito ad elevare la città culturalmente.
La questione non è elogiare oggi quanto fatto dai locali e dai loro gestori fino a ieri, ma tentare di capire il perché di queste azioni.
Quali sono i reali motivi dietro questi sigilli?
Dove sarebbero i delinquenti?
Soprattutto, con questo termine, chi vogliamo identificare nello specifico?
Non vi sono molte parole a disposizione per protestare contro un modus operandi ormai ben avviato, è tuttavia necessario parlare il più possibile di ciò che sta accadendo e prendere parte a manifestazioni pacifiche come quella promossa oggi proprio dall’Init dinanzi ai suoi cancelli.
Abbiamo l’obbligo morale di riprenderci la città e i suoi spazi culturali.
Lo dobbiamo a noi stessi, che in quei locali siamo cresciuti e abbiamo fatto amicizia con altra gente passando serate indimenticabili.
Abbiamo l’obbligo di non accettare accuse campate in aria e di essere attivi e solidali nei confronti di tutto ciò che ci ha permesso di uscire la sera dandoci un motivo più che valido, la musica.
A Londra è da poco stato eletto Sadiq Khan, primo sindaco musulmano di una capitale europea.
In una delle prime dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo la sua nomina ha affermato di voler sostenere le attività culturali della città: «non ha senso soffocare la creatività e costringere i giovani ad andare a vivere altrove per farli lavorare nel settore che a loro più piace».
A Roma manca un sindaco, ma le elezioni sono vicine.
Mentre tutti pensano a teleferiche per collegare le periferie, scavi per la famosa Metro C, “il problema dei diritti dei gay e delle lesbiche” e “l’integrazione che non funziona” nessuno si preoccupa invece per le attività culturali, lasciando questa città (s)cadere in un baratro di indifferenza.
E i giovani?
A loro l’unico consiglio possibile: andatevene da qui ma non fermatevi in Italia.
Andatevene da questo “belpaese” che di bello ormai non ha più nulla.
Andatevene, magari, proprio a Londra, dove l’arte e la creatività vengono valorizzate e non soffocate.