Quando la musica passa in secondo piano
Di promesse, a me stessa, ne ho sempre fatte tante ma è anche vero che nel tempo non tutte le ho sapute o volute mantenere.
Dopo quanto successo negli ultimi giorni e l’ennesimo e consequenziale polverone mediatico, sono pronta ad infrangere, nuovamente, un paio di questi giuramenti: non scrivere mai un articolo sui Måneskin e non immischiarmi in faide tra donne.
Niente da fare, oggi ho più di una riflessione da esprimere a voce alta ma più che altro, una sola perplessità.
E riguarda la concezione attuale della musica.
Parto alzando le mani nei confronti della band romana: non sono una fan ma nemmeno una hater.
Proprio per questo, grazie alla mia neutralità, ho sempre riposto grande stima nel mio giudizio su di loro.
Il mio master in diplomazia mi pone proprio al centro di due fazioni contrapposte.
Fazioni che dal 2017 tengono banco ovunque tra sostenitori a spada tratta e detrattori seriali che a suon di commenti non perdono occasione per esprimersi.
«Non sanno suonare, non sono bravi»
Io li ho visti dal vivo e non mi sono sembrati così male.
«È tutta una grande operazione di marketing, sono pilotati»
Con le dovute differenze, mi pare di ricordare che anche i Sex Pistols siano nati a tavolino.
«Sul palco si travestono, lo hanno già fatto altri in passato»
Di preciso, dove sta scritto che oggi non si possa fare altrettanto?
«Si truccano»
In un’epoca votata al gender fluid, critiche simili sono davvero noiose.
Messa così sembra che io sia sempre pronta a difenderli.
Cos’è che mi ha dunque spinta a rompere la promessa di non scrivere un articolo sui Måneskin?
Il gesto avvenuto sul palco del loro concerto a Las Vegas.
Nell’ultima tappa del “Loud Kids Tour”, alla fine dello show, i quattro di Monteverde hanno distrutto i propri strumenti sul palco.
Le foto che mostrano il gesto sono state pubblicate nei canali social della band e in molti non hanno apprezzato.
A dirla tutta, nemmeno io.
Come altre testate sostengono, non si tratta di “finto perbenismo da vecchi rocker” o di “populismo moralista”: ognuno è libero di esprimersi come meglio crede.
E se i Måneskin hanno voglia di sfasciare basso e chitarra on stage, buon per loro.
La domanda che mi viene in mente è solo una: nel 2022 è ancora un gesto necessario?
Nonostante le collaborazioni importanti (sta per uscire il singolo con Tom Morello), i risultati ottenuti (sono stati in tour con i The Rolling Stones) e i vip che li adorano (ricordiamo tutti Angelina Jolie con la figlia al Circo Massimo di Roma), quando si parla di Måneskin tendenzialmente lo si fa riguardo la loro attitude.
Ciò che inizia a dispiacere è esattamente questo: ci si sta concentrando su tutto tranne che sulla loro carriera in senso strettamente artistico.
Che ci piaccia oppure no, siamo davanti alla band italiana attualmente più conosciuta al mondo.
Eppure, la loro musica passa in secondo piano offuscata da quale outfit Gucci indossano o, per l’appunto, da quante chitarre sfasciano sul palco.
Provocazioni volute o meno: così stiamo sacrificando la musica.
E passiamo a Beatrice Quinta, che con i Måneskin vanta in comune il secondo posto sul podio di X Factor (coincidenza di buon augurio).
Palermitana, grande senso estetico, personalità di spessore: di lei colpiscono fuor di dubbio tante cose.
X Factor è terminato da poco ma laddove tutti sembrano essersi rimboccati le maniche annunciando tour e dischi, lei fa notizia in altro modo.
Come?
Spogliandosi.
Il 17 dicembre, in metropolitana a Milano, all’arrivo del treno Beatrice Quinta ha aperto la sua pelliccia fucsia lasciandola cadere a terra.
Alla vista del suo corpo nudo (è rimasta con indosso gli stivali) il popolo social si è diviso: chi la supporta con cuori ed emoticon, approvando il gesto; chi si chiede se sia necessario tutto questo per promuovere la propria carriera.
E a quest’ultimi, fanno eco altri commenti ancora, come una sorta di matrioska: «I commenti pessimi arrivano tutti dalle donne», «Le critiche a questo gesto sanno di Medioevo».
Beh, insomma: secondo me profumano di buon gusto.
Davanti ad un qualsiasi corpo femminile sarebbe oggettivamente difficile trovare critiche da parte di un’audience maschile: Beatrice in questo senso è intoccabile.
Bella, giovane, snella: chi avrebbe il coraggio di dirle qualcosa?
Non stupisce che il polverone lo abbiano sollevato per lo più donne ma a discapito dell’opinione comune, non per il trittico invidia-Medioevo-bigottismo.
Chiamatela, se volete, questione di testosterone.
A Beatrice Quinta è stata fatta una sola domanda, alla quale nessuno ha dato risposta.
Per far parlare di sé, oggi, è davvero necessario spogliarsi?
Spogliarsi nuda è ancora considerata una provocazione?
Difendiamo continuamente il diritto di espressione, di essere ciò che vogliamo quando e come più ci piace.
Spesso però, in questa battaglia che è più grande di tutti noi, scivoliamo e (s)cadiamo nella banalità.
Una mossa furba a livello marketing: il target è stato colpito, l’attenzione è catturata ma si focalizza su tutto tranne che sul talento.
Come a dire: meglio un par di tette che un nuovo singolo da lanciare in radio.
Beatrice Quinta però di talento ne ha da vendere.
Eccome.
Parlando di donne che criticano le donne, ciò che è stato chiesto a Beatrice Quinta è la stessa cosa che ha suggerito Nina Zilli via social, niente più, niente meno.
«Consiglio a chi volesse mai intraprendere la carriera da cantante e/o cantautrice: esci le canzoni belle, non la pheega»
Questo il messaggio della cantante piacentina, arrivato poco dopo l’annuncio di Elodie in merito alla vendita dei biglietti per il suo show al Forum nel 2023.
Pessimo tempismo?
In molti hanno pensato che Nina Zilli stesse mandando una frecciatina alla cantante romana in virtù delle foto usate per la campagna pubblicitaria a sostegno del nuovo disco.
Travolta dalle critiche, la Zilli si è sbrigata a chiarire la sua posizione.
Ha specificato che il suo commento era rivolto a Billie Ellish dopo averla vista durante un concerto «vestita da palombaro».
Analizzando il suo commento qualcosa non torna.
I palombari sono coperti da capo a piedi, non mostrano nulla: di conseguenza, quale parte del corpo avrebbe scoperto Billie Ellish?
Non sono Nina Zilli e non starò qui a sostenere se la frecciatina era rivolta o meno a Elodie, non è rilevante.
Lo è, però, il messaggio in sé.
Quando un’artista pluripremiata dalla carriera straordinaria arriva a sbilanciarsi pubblicamente con un’affermazione così forte, significa che qualcosa di concreto sta accadendo.
E ci ricolleghiamo a Beatrice Quinta ma anche ai Måneskin: nell’odierno settore musicale a passare in secondo piano è, ahimè, proprio la musica.
Ma cosa succede quando a far notizia non sono le canzoni ma ciò che fanno gli artisti?Si perde attenzione.
Probabilmente è anche per questo che non riusciamo ad uscire da questo lungo periodo di crisi: ci interessano il gossip, gli l’outfit, i continui paragoni con i tempi che furono per massacrare amaramente il presente.
Ma è un presente che stiamo contribuendo a costruire anche noi, fruitori musicali: le notizie viaggiano laddove ci interessa maggiormente.
A proposito, come è finita tra Beatrice Quinta e Rkomi?