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La rovina della fotografia musicale? Il “fotografo live”

Da qualche anno è nato un nuovo fenomeno, quello del  fotografo musicale (o fotografo live, che dir si voglia).
Sì, lo so, fa un po’ ridere anche voi, vero?
Generalmente siamo abituati alla figura classica del fotografo, quello che scatta ai matrimoni e alle cerimonie in chiesa, ma è anche vero che dando uno sguardo all’intero panorama si incontrano i fotografi di moda, di reportage, i creativi, i pubblicitari, i fotografi di scena e chi più ne ha, più ne metta, fino ad arrivare al fotografo musicale.
Il fotografo musicale si differenzia da tutto il resto per tre, basilari, caratteristiche:
– nel 99% dei casi è un freelance (oggi traducibile come sinonimo di “faccio ‘mpo come me pare”)
– scatta esclusivamente a gente famosa (nello specifico, artisti musicali)
– (rullo di tamburi) non percepisce stipendio e troppe volte non sa nemmeno quali canali utilizzare per cercare di vendere le proprie foto

La “carriera” del fotografo musicale, a sua volta, si divide in altrettante categorie evolutive: base, intermedio e avanzato.
Nominando il “ciclo vitale” in questo modo sembra quasi di partecipare ad un corso per imparare qualcosa, ed in teoria anche chi sceglie di cimentarsi con la fotografia musicale dovrebbe tenere a mente questa necessità, quella della conoscenza.
Capirete da soli che, ahimé, la bellezza della fotografia ormai non interessa a nessuno.
E cosa interessa, allora?
Quello già accennato prima: realizzare fotografie che nella maggior parte dei casi sono oggettivamente brutte a gente famosa.
Al giorno d’oggi non esiste più la ricerca della foto creativa, tecnicamente impeccabile, ed emotiva: quel che interessa è far vedere che in quell’occasione il fotografo musicale era presente mentre tutti voi eravate a casa.

La voglia di notorietà, l’inseguimento al like sui social, sono la rovina della fotografia live: quanta più visibilità si ottiene, più se ne vuole.
Ed ecco che si assiste al classico fenomeno di chi accende mutui in banca per comprare il biglietto del concerto e scattare (malamente) dal pubblico.
Non mi nascondo dietro ad un dito: anch’io all’inizio scattavo dal pubblico.
Vista la passione sempre crescente è stata una personale necessità fisiologica: ad un certo punto mi sono stancata di prendere gomitate in testa da parte del pubblico, ero arrivata anche al punto di non riuscire a godermi un concerto avendo il pensiero della macchina fotografica “da proteggere” in mezzo a tanta gente.
E fu così che iniziai a inviare un portfolio fotografico (O-S-C-E-N-O) e a propormi a qualche webzine.
A qualcuno devo aver fatto pena, o semplicemente, qualcuno ha visto in quei scatti il famoso potenziale: non lo so, mettetela come volete, tant’è che dopo un po’ qualcuno mi ha dato un’opportunità ed ho iniziato a scattare sottopalco, nella famosa area denominata pit.
Una volta entrata in quel circuito ho compreso la prima regola fondamentale: quella del rispetto per chi davvero in questo settore ci lavora e per chi in questo settore è presente da anni.
L’ho accennato prima: il fotografo di musica live nel 99% dei casi non viene pagato ma c’è chi viene ingaggiato dai management, dalle band, dai booking.
C’è chi ha partita iva aperta e ci paga le tasse.
Pochi, ma ci sono.
E per rispetto loro, quando non venivo (e non vengo) accreditata ad un concerto ho imparato a saper rinunciare alle fotografie.

Una delle cose più brutte che possono accadere è vedere pubblicate su webzine piccole e con poco seguito fotografie pubblicate e scattate dal pubblico: questo è sinonimo di una sola cosa, mancanza di rispetto.
Non solo nei confronti di chi è stato accreditato, ma nei confronti di chi effettivamente gestisce i pass e deve fare scelte talvolta obbligate su chi accreditare e chi no.
Se un promoter mi nega un pass, perché scavalcarlo e pubblicare foto scattate dal pubblico?
E’ una presa in giro.
Una scelta furba che alla lunga non paga mai, poiché anche da questo si vede la serietà sia della webzine che del ‘fotografo’ stesso.
Piacerebbe a tutti pubblicare photogallery dei concerti più importanti ma non è oggettivamente possibile.
Piacerebbe a tutti realizzare fotografie impeccabili, ma il mercato è talmente inflazionato che nessuno ha la pazienza di studiare e approfondire quelle cose chiamate ISO, diaframma, esposizione, ed ecco che grazie alla noncuranza sull’oggettività della foto (e sulla già citata scia dei like) la massa contribuisce in modo esponenziale alla creazione di nuovi mostri.

Perché stamattina mi sono alzata con la voglia di polemizzare un po’ sulla fotografia live?
Perché ho la bacheca intasata da fotografie sfuocate, post prodotte malissimo, prive di originalità e presentate ai vari contatti Facebook come capolavori.
Apro i post per approfondire, guardo chi ha firmato e pubblicato tali obrobri e mi rendo conto che il furbetto del quartiere che scatta dal pubblico non poteva certo mancare.

A tutti quei ragazzi che scattano fotografie dal pubblico vorrei dire una cattiveria e dare un consiglio.
La lingua da vipera augura che non vi siano mai accrediti disponibili per voi, dato che tanto pagate il biglietto e trovate sempre una scappatoia.
La brava persona che sono, invece, suggerisce di non mollare: se ci credete, non arrendetevi.
Ma siate obiettivi, per favore, perché se da soli non sapete riconoscere una fotografia decente da una scattata male, allora c’è qualcosa che non va, e molto probabilmente corrisponde al nome di ego.

Chi sono io per dare suggerimenti e scrivere articoli simili additando tutto e tutti?
Fondamentalmente nessuno, solo una che a suon di critiche è migliorata (dicono) col tempo.
Una che nonostante i piccoli passi in avanti non si accontenta di ciò che fa e non vuole perdere l’occasione per imparare, sempre, qualcosa di nuovo per crescere.
E ricordate: la fotografia non è solo live, è tutto un mondo che nella migliore delle ipotesi ai più non interessa neanche approfondire.

Un commento su “La rovina della fotografia musicale? Il “fotografo live”

  1. Sto preparando una mostra fotografica proprio sulla musica che ho “visto” ai concerti live.
    Mi sono imbattuto in questo tuo articolo, sferzante, critico e schietto. Hai detto una sacrosanta verità.

    Fiorenzo

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