Gianni Morandi, ci piaci social e con le sviste
Sopravvissuto ad una parabola discendente negli anni ’70 dopo il periodo del boom dei ’60, da cantante e attore (ve li ricordate i film musicali, voi?) Gianni Morandi si è reinventato in presentatore televisivo e, negli ultimi anni, ha conquistato a piene mani (sì, con lui possiamo dirlo) lo status di star di Facebook.
A farlo raggiungere oltre 2 milioni di fans nella propria pagina non sono stati solamente quelli che lo conoscono e seguono sin dagli esordi della sua carriera musicale: nonostante ci sia stato un tempo in cui le nostre nonne lo volevano come genero e le nostre madri come compagno di vita (lo so, sembra assurdo, ma facciamocene una ragione), la maggior parte dei follower del Gianni Nazionale è formata da noi.
Noi, che di Gianni Morandi conosciamo solo ‘Fatti mandare dalla mamma‘ e ‘C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones‘, probabilmente il brano col titolo più lungo della storia.
E perché siamo proprio noi ad aver in parte alimentato questa sua esposizione mediatica?
Perché Gianni Morandi, in fondo, è davvero ‘uno di noi’.
Uno che, nelle ultime 24 ore, è scivolato leggermente dal trono social che gli abbiamo costruito attorno dopo aver scoperto che (spesso) non è lui a pubblicare direttamente le sue foto.
Dopo l’amarezza e la delusione di tanti (ma anche le solite, bonarie, prese per il culo sul fantomatico social manager che gli gestisce gli account) è arrivata la replica alle accuse «Non ho un social manager, non ho mai nascosto però che ad aiutarmi sia Anna».
Caro Gianni, era scontato che fosse lei ad aiutarti!
È la donna che ti scatta tre quarti delle foto che appaiono online, nonché colei che si prende cura anche del nostro tempo libero – in tanti attendiamo con ansia la pubblicazione dello scatto quotidiano, sei il Perez Hilton de noantri, il pane che placa la nostra fame di gossip.
Sai quanta gente al mattino si alza chiedendosi «chissà che cosa farà oggi Gianni»?
Tanta, me compresa!
Credo che più di tutto mi piaccia l’approccio semplice che hai nei confronti della vita: insomma, s’è capito che non sei un tipo propriamente mondano.
Tu coltivi passioni che nutrono il fisico e garantiscono soddisfazioni (ti piace correre e fare attività fisica) e resti legato alle tradizioni della nostra bellissima Italia (sei spesso impegnato a raccogliere olive, cachi, mele, pesche, albicocche, castagne): praticamente, sei come un pensionato, solo con le mani un po’ più grandi del solito.
Io non conosco la tua discografia, ma va detto che sono vittima di mia madre.
Classe 1946, non possedendo più un giradischi e avendo ormai consumato le vecchie musicassette, ha voluto iscriversi a Spotify per sentire te e ‘The House Of The Rising Sun‘ (l’unica che conosce degli Animals): riesci a capire che dopo un po’, e lo dico senza offesa, ammorbi?
Una decina d’anni fa è venuta ad un tuo concerto senza dire nulla né a me né a quella buon’anima di mio padre.
Quella che doveva essere “una gita con le amiche per andare a mangiare il pesce” (sai, quelle cose che si organizzano per uscire dalla monotonia della provincia montana) in realtà è diventata la barzelletta della nostra famiglia.
Perché il giorno dopo la tua esibizione, mentre eravamo seduti tutti a tavola ignari della verità, il TG ha mandato online un servizio con le riprese del live del grande Gianni Morandi.
E in prima fila, come un’esaltata, c’era mia mamma con la scritta “Gianni facci sognare” sulla maglietta.
Papà non si arrabbiò per la piccola bugia raccontata ma puoi ben capire che per due come noi, abituati ai Led Zeppelin, tu sei un po’ come quella storia del diavolo e dell’acqua santa – e a noi sta più simpatico il diavolo, diciamolo.
Quindi Gianni, in definitiva, tra le minchie di mare che leggo nei commenti ai tuoi post e le risate che ancora oggi mi faccio ripensando a mia madre, voglio sottoscrivere anch’io per solidarietà l’hashtag #iostongianni, che ormai dilaga in tua difesa contro gli haters.
Essere un haters è brutto, te lo garantisco io che odio mezzo mondo, ma sappi che a te da ieri ti odio un po’ di meno: con quella svista su Facebook, mio caro Gianni, mi sei solo sembrato per davvero uno come noi.
Solo con le mani un po’ più grandi.