Sanremo 2021, anche la seconda serata non regala sorprese
La serata si apre con la solita esibizione di Fiorello, a metà tra la citazione di ‘Beautiful People‘ di Marilyn Manson e Achille Lauro. La competizione delle nuove proposte è aperta da Wrongonyou, caso di scuola di un artista che si trova tra i giovani essendo già in qualche modo un big dal momento che ha alle spalle vari anni di carriera, dei dischi molto apprezzati ed anche una bella etichetta. Ammetto che da quando ha deciso di cantare in italiano forse ha perso quella marcia in più che aveva nelle sue performance à là Bon Iver. Dopo di lui Greta Zuccoli, cantante napoletana che ha nel suo curriculum già delle collaborazioni con artisti del calibro di Damien Rice. La sua canzone forse non la valorizza al massimo ma la voce si distingue sempre (come il suo stile). Dopo di lei un’altra vecchia conoscenza, Davide Shorty, con un brano che in mano ad uno come Ghemon lo avrebbe probabilmente proiettato in cima alla classifica dei Big. I Dellai a chiudere il quartetto di giovani portano un brano molto più ordinario, con il loro pop adolescenziale che sembra scritto durante la DAD.
Il voto porta allo scontro finale Wrongonyou e Davide Shorty, e forse è giusto così. Se la vedranno con Gaudiano e Folcast.
La gara dei big è aperta da Orietta Berti (hey un momento, stiamo davvero parlando di Orietta Berti su Oca Nera?!) .
Dopo di lei torna sul palco Bugo, presentato da una splendida Elodie.
Bugo non ha bisogno di presentazioni essendo stato l’artista più chiacchierato della scorsa edizione. La canzone di questo festival è delicata ed in grado di crescere ascolto dopo ascolto per scrollarsi da dosso le incertezze della versione live.
La gara si interrompe per uno spazio dedicato a Laura Pausini che viene a celebrare sul palco del Festival la vittoria del suo Golden Globe per la colonna sonora del film con Sophia Loren, “Una vita davanti”.
Dopo la reginetta di Solarolo e del mondo intero è la volta di Gaia, che è cresciuta nei talent ed ora cerca la sua strada come artista solista. La sua canzone, ‘Cuore amaro‘, sembra una versione in piccolo del concept dietro a Elettra Lamborghini, un brano che passa inosservato.
Dopo di lei il pop de Lo Stato Sociale, a metà strada tra Jannacci e Paolo Rossi. ‘Combat Pop‘ è un brano che serve solo a fare baldoria ma di cui non resta nulla se non la confusione.
Doveroso, a fare una pausa dalla gara canora arriva anche l’omaggio ad Ennio Morricone. L’orchestra dell’Ariston, diretta dal figlio del Maestro, ha eseguito il brano “Metti una sera a cena”, tratto dall’omonimo film. A seguire, qualora le punizioni dei cantanti in gara non fossero bastate, ecco sopraggiungere anche Il Volo, trio su cui giustamente sorvoliamo.
La Rappresentante di lista ci riporta alla gara con un’esplosione di bellezza e intensità. ‘Amare‘ è un brano che spacca in due la serata, svegliandoci da un certo torpore canoro che fino a questo punto aveva pervaso la gara.
Dopo un inutile intermezzo in cui si scimmiotta Vasco Rossi, è la volta di Malika Ayane con un pezzo in cassa dritta che mette in evidenza la sua versatilità vocale e che con il suo ritmo unito alla penna di Pacifico sa conquistare un pubblico trasversale.
Sul palco torna Elodie con l’unico momento di un artista non in gara in grado di destare il pubblico. Un’esibizione, seppur in playback, in cui con un mashup incredibile vengono messi insieme Raf e Mahmood, passando per la Carrà fino ai cavalli di battaglia della stessa Elodie. Magia. Talmente tanta magia che per rimettere sotto il livello di guardia le emozioni arrivano Gigliola Cinquetti, Fausto Leali e Marcella Bella.
La gara riprende con Ermal Meta che porta al Festival una ballata che rispecchia il suo stile ma che risulta essere anche meno leggera dei suoi pezzi migliori. Un brano che non aggiunge nulla alla sua carriera.
Discorso diverso per gli Extraliscio con Davide Toffolo che portano un brano, ‘Bianca luce nera‘, che col suo intro di Theremin sembra uscito da un film di Kusturica. Lo stesso Toffolo nei sui album più recenti aveva sfoderato brani simili ispirati alla Cumbia e qui sul palco del Festival con gli Extraliscio prosegue su quella falsariga.
Tra i Big s’inserisce un’esibizione in cui Gigi D’Alessio, con una rappresentanza di rapper tra i migliori della scena napoletana, porta un pezzo del suo nuovo progetto di featuring. A seguire una brutta copia del video di Achille Lauro, ‘Bam Bam Twist‘, rifatta insieme a Claudio Santamaria e Francesca Barra.
La gara riprende con Random che riesce in pochi secondi ad affermarsi come il peggiore di questa edizione senza timore di smentita. Il suo posizionamento tra i big è un mistero che può essere svelato solo da articolate valutazioni numeriche decise da uffici marketing.
Dopo di lui l’enfant prodige del cantautorato romano, Fulminacci, che porta all’Ariston la sua ‘Santa Marinella‘, una ballad agrodolce che in versione live appare un po’ fuori fuoco ma che di certo nella ripetizione degli ascolti guadagnerà punti.
A dare uno degli ultimi scossoni è Willie Peyote con la sua tiratissima ‘Mai dire mai (La Locura)‘, che porta nel suo testo la battaglia per riaprire i teatri. Il rapper torinese ha nella capacità di stare in metriche serratissime il suo marchio di fabbrica e questa canzone non fa eccezione. Il titolo cita “Boris” e strizza l’occhio a tutto un mondo che non aspettava altro. Attenzione al testo, però, che con qualche ascolto in più accusa un po’ di facili luoghi comuni.
Gio Evan non fa altro che ribadire quanto alcune scelte in fase di selezione siano state quantomeno azzardate: per quanto lui provi a smarcarsi, la sua immagine sarà per sempre legata alla citazione d’amore su Salvini che viene scaricato – e da lì non si torna indietro.
Altro momento “storico” del Festival è l’esibizione registrata di Irama, il quale a causa di un paio di suoi collaboratori risultati positivi al tampone non ha potuto esibirsi insieme agli altri cantanti. Per questo, in extremis, si sono stiracchiati i regolamenti ammettendo la sua esibizione in prova generale. ‘La genesi del tuo colore‘, alla fine di tutta questa Babele, non è altro che l’ennesimo tormentone estivo la cui massima ambizione è entrare in rotazione sulla radio per le very normal people.
La seconda serata si conclude con una classifica parziale discutibile, almeno quanto la prima. Ermal Meta in cima alla classifica con Malika Ayane terza che segue inspiegabilmente Irama. Orietta Berti (hey, stiamo di nuovo parlando di Orietta Berti su Oca Nera?) superata da Random, what a time to be alive. La giuria demoscopica premia in modo assolutamente pigro e svogliato nomi sicuri, senza dimostrare nessuna apertura a proposte diverse.
La classifica generale delle due serate vede al comando Ermal Meta seguito da Annalisa ed Irama. Tutto a caso, in pieno stile Sanremo.