Lucio 80, capitolo secondo: Lucio Battisti
Battisti, un musicista che viene da lontano
Ecco cosa resta degli 80 anni di Lucio, artista immenso ed inarrivabile
Per la generazione dei figli dei suoi contemporanei, Lucio Battisti è stato un ponte che ha unito due mondi: i figli dei fiori, i figli del ’68, dell’epoca delle contestazioni, di quando si poteva fumare ovunque, anche in televisione.Il tempo in cui si andava a Studio Uno con una chitarra comprata di seconda mano vicino gli studi televisivi e ci si esibiva senza i monitor, senza gli auricolari per controllare l’intonazione.
Forse, se ci fermiamo a riflettere, quel mondo in cui è nato ed è cresciuto artisticamente (e che lui ha contribuito a formare) sta scomparendo un po’ alla volta.
Lucio Battisti ha ottant’anni ed è allo stesso tempo giovane per sempre, immortale nella sua musica, irraggiungibile nella sua creatività.
La musica di Battisti esiste per tutti come patrimonio genetico e sociale, è nella corteccia cerebrale di quasi tutti noi e forse, nei figli dei figli dei suoi contemporanei, comincia ad essere un lascito musicale di un mondo che sbiadisce.
Le contestazioni sono cambiate, la rabbia giovanile esiste ancora ma spesso è veicolata in modo indiretto. Si scrivono ancora canzoni nella propria stanza ma ora non c’è bisogno di portarle in giro a qualche produttore: se si vuole si può far tutto da lì, da casa propria.
Non a caso, una delle ultime occasioni grazie alla quale è tornato in auge il nome di Lucio Battisti, è stata quella che ha visto coinvolti Mogol contro la sua famiglia per far sbarcare su Spotify il catalogo del primo Battisti, quello più conosciuto.
Un modo per traghettare la musica dell’artista di Poggio Bustone nella nuova epoca, quella della musica liquida ma quantificabile.
Sì, perché un dato eccezionale che riguarda Lucio Battisti è legato proprio alla circolazione della sua musica. Passata di mano in mano e di ascolto in ascolto in gran parte per canali ufficiosi, su Youtube caricata dai suoi fan e suonata nei vari falò.
Lucio con la sua musica ha rotto ogni argine possibile e alla fine è arrivato anche su Spotify, collegando molti nuovi ascoltatori che per motivi anagrafici sono lontanissimi da quel tempo e quel modo di scrivere canzoni.
Ad ottant’anni dalla sua nascita la sua musica resta dunque più salda che mai nel patrimonio culturale, musicale e sociale di questo paese.
Le canzoni scritte insieme a Mogol sono parte della tradizione musicale italiana e quelle della collaborazione con Panella raccolgono sempre più estimatori.
Per gli ottant’anni di Battisti sono stati ristampati alcuni degli album più importanti della sua discografia. I vinili paradossalmente, saranno un altro tassello capace di riportare nel mercato musicale attuale le sue già indelebili composizioni, per quei pochi che ancora sono riusciti a non imbattersi nelle sue canzoni.
Ma cosa resta di Battisti ad ottant’anni dalla sua nascita?
Il mondo è profondamente diverso da quando ‘Non è Francesca‘ e ‘La Canzone del Sole‘ riempivano i mangiadischi d’Italia ma è proprio l’Italia il paese che senza quella musica non sarebbe lo stesso.
Rispondere a questa domanda è come chiedersi cosa ci cresta dei nostri antenati: sono dentro di noi, in piccoli atomi che hanno contribuito a costruire il nostro DNA.
Non sono da nessuna parte di preciso e sono ovunque.
Siamo lontanissimi da ‘La Luce dell’Est‘ e, allo stesso tempo, ci siamo dentro con tutte le scarpe.
Forse è questa la vera grandezza di un artista: perdersi, scomparire, sottrarsi come immagine e restare come immaginario, come influenza, come ispirazione.
Battisti è scomparso ed è presente, per sempre, dentro di noi.
E questi sono soltanto i suoi primi ottant’anni.