Lampi Per Macachi, l’omaggio di Succi a Paolo Conte
Ci sono legami invisibili, amori sulla carta impossibili, punti di riferimento che sembrano così lontani dai propri universi. Ma se li si guarda con attenzione sono proprio quei fili, quei collegamenti apparentemente inusuali, a creare delle storie uniche.
Proprio per questo può suonare strano che uno dei maestri di Giovanni Succi, la corda e il legno dei sempre più granitici Bachi da Pietra, sia Paolo Conte.
Paolo Conte l’avvocato, il paroliere, il pianista jazz, l’unico cantautore sempre ascoltato da Succi dall’infanzia ad oggi.
E non c’è altro modo per rendere omaggio a un proprio maestro che tradire la sua opera, avendo ben presente le diverse accezioni letterali del verbo: tradurre, portare altrove, cambiare, tramandare.
Nasce da questa idea Lampi Per Macachi, il tributo di Succi a Paolo Conte: otto canzoni del maestro trasfigurate e al netto del jazz.
Otto canzoni che provano a isolare quegli ingredienti così unici e affascinanti della produzione contiana, cucinandoli in maniera differente, forse l’unica possibile per non presentare un piatto manchevole, un tentativo di emulazione che saprebbe troppo di brutta copia.