La NON classifica 2015
Puntuale come una cartella di Equitalia, ecco la NON classifica 2015 a cura della redazione di Oca Nera Rock.
Ci abbiamo pensato lo scorso anno: come cercare di essere originali proponendo qualcosa di interessante?
Stilare classifiche a dicembre è pericoloso, poiché nelle varie top 10/20/50/100 su album, singoli e artisti si rincorrono sempre i soliti nomi – e letto un articolo, è come averli letti tutti.
Con la speranza di non essere banali, vi riproponiamo la nostra NON classifica, ovvero il disco che non abbiamo recensito tra le nostre pagine ma del quale ci preme consigliare l’ascolto.
La NON classifica 2015 è quindi un insieme variegato di suoni e generi che fanno intuire il carattere ed il profilo musicale di ogni nostro redattore.
La NON classifica 2015 è, per noi, confronto, scontro di gusti.
La NON classifica 2015 è, di base, l’essenza di ciò che siamo tutti insieme.
Buona lettura, con l’auspicio che diventi anche un buon ascolto.
L’ordine in cui sono proposti i dischi è puramente casuale.
The Avener – The Wandering of the Avener
Non sarà il disco migliore del 2015, ma è di certo quello mi ha accompagnato di più quest’anno.
Il Dj di Nizza sforna uno dei migliori singoli di musica elettronica danzereccia del 2015 con ‘Fade Out Lines‘: eleganza e french touch da paura. “The Wandering of the Avener” è il disco che la contiene, e comprende una serie di rework – canzoni originali che sono state reinterpretata sotto una nuova veste. Settembre 2015: al Festival di Musica Elettronica Acontraluz di Marsiglia, The Avener fa risuonare di magia il Vieux Port della città.
Un producer giovane e pieno di talento.
Luca Nicoli
Roberto Dell’Era – Stare bene è pericoloso
“Stare bene è pericoloso” è la seconda prova del talento da solista di Roberto Dell’Era, bassista degli Afterhours. Un album che mescola brani spiritualmente ebbri come ‘Siamo Argento’, e ‘L’ultimo addio’ all’entusiasmo di pezzi come ‘Il motivo di Jimmy’ e ‘Marajaha’, passando poi per la psichedelia di ‘Testa Floreale’ e la speranza illuminante di ‘Stare bene è pericoloso’.
Nella magnetica ‘Non ho più niente da dire‘ c’è un featuring con Rachele Bastreghi, mentre ‘Ogni cosa una volta’ è il brano scelto come colonna sonora del film ‘Senza nessuna pietà’, diretto da Alhaique.
È un album che ci cosparge di bellezza e che, se ”Stare bene è pericoloso”, ci invita ad affrontare il rischio senza esitare.
Leslie Fadlon
Orlando Manfredi & Duemanosinistra – From Orlando To Santiago
Questo album nasce dall’esperienza di Orlando Manfredi (del suo pellegrinaggio a Santiago di Compostela) ed è anche uno spettacolo teatrale ed un libro.
Manfredi è un raffinato cantautore pop rock prodotto da Gigi Giancursi e Gianni Condina.
Tredici brani in poesia, che sceglie sia la veste classica cantautoriale (‘Radice’) che visionaria (‘Fulgida Stella’, ‘Avenida’).
La musica, come nei viaggi, prende sentieri ed emozioni diversi, il rock di ‘Will Machine’, l’elettrobeat di ‘Dracula Sulla Strada’, il pop di ‘Telefono casa’ e ‘Mondo a Catinelle’.
Stile globale intimorock .
Joshin Elisabetta Galani
Waxahatchee – Ivy Tripp
La musicista indipendente Katie Crutchfield, stavolta alle prese con la sua terza opera, opta per un artwork discutibile in quanto ad estetica, ma che perlomeno fa apprezzare il detto “Mai giudicare un libro dalla sua copertina”.
“Ivy Tripp” è infatti un album ben costruito, dal sapore folk, in cui pezzi indie-rock 90s più scontati convivono con vere perle a volte vintage (‘La Loose‘ con la sua splendida drum machine) e richiami ad illustri colleghi (Cat Power o i Vaselines).
Un disco che dimostra che si può avere fiducia nei giovinastri.
Gadis Argaw
Alessio Bondì – Sfardo
Un cantautore siciliano che canta le parole della sua terra con una raffinatezza che sembra arrivare da lontano. Definito un incrocio tra Rosa Balestrieri e Jeff Buckley, Alessio Bondì racconta “a distanza” la sua infanzia, la Sicilia, il mare, l’arte e lo fa con la grazia e la nostalgia che contraddistingue la narrazione degli scrittori della sua terra.
Un mix esplosivo di folk tradizionale e ritmi contemporanei rubati in giro per il mondo grazie alle esperienze dal vivo regalano al disco un suono unico nel panorama della musica italiana.
Un disco che è un melting pot cantato in siciliano.
Roberta Cacciapuoti
Cabrera – Da qui si vede tutto
Il secondo lavoro dei modenesi Cabrera più che un disco è uno stato d’animo.
Ogni pezzo si contraddistingue rispetto agli altri, sia sonoramente che nei testi, salvo poi tornare con un percorso quasi circolare ad uno stesso punto di partenza, conferendo estrema coerenza interna all’album. Un eterno ritorno dell’uguale malinconia e della stessa rabbia, scandito da melodie capaci di un crescendo deciso e grintoso, tanto complesse quanto dirette, sublimi come un pugno nello stomaco. Un sound a tratti grezzo ed essenziale, volutamente lo-fi, si alterna con sonorità più intime e sommesse,più delicate.
I testi di “Da Qui si Vede Tutto” sono la perla nell’ostrica di questo disco: si vede che sono nati dall’esigenza di mettere nero su bianco un disagio, un’amarezza del vivere così viscerale da dar vita a versi ben misurati, poetici quasi, e che combaciano alla perfezione con le scelte melodiche.
“Da Qui si Vede Tutto” è decisamente un album da tenere presente per tirare le somme di questo 2015.
Chiara Cappelli
Calibro 35 – S.P.A.C.E.
Il 2015 è stato un anno spaziale nel vero senso del termine.
A giugno è tornata sulla Terra Samantha Cristoforetti, prima astronauta donna italiana ad essere andata nello spazio, a fine settembre la Nasa ha annunciato la presenza di rivoli di acqua salata su Marte e il 16 dicembre è arrivato nelle sale italiane il VII episodio di “Star Wars”.
Come se ciò non bastasse, dalla navicella di Record Kicks il 6 novembre è sbarcato sulla Terra il nuovo e attesissimo album dei Calibro 35, “S.P.A.C.E.”.
Registrato nella Mecca del suono analogico a Londra, il Toe Rag, l’album presenta 14 tracce dal sapore cinematico, funky, spaziale e fantascientifico in cui non si può non notare la volontà di sperimentare ed esplorare nuovi immaginari.
30 e lode come sempre ai nostri Calibro 35!
Adelaide Cappellini
Nudist – See The Light Beyond The Spiral
Dopo le prime due uscite autoprodotte esclusivamente strumentali, i Nudist cambiano rotta e per la prima volta introducono nel loro nuovo disco una voce (quella di Lorenzo “Pinzi” Picchi).
“See The Light Beyond The Spiral” è una storia in 5 capitoli che ha come filo conduttore il suono della chitarra di Gabriele “Gabo” Fabbri, caratterizzata da un sound che spazia dal post metal allo sludge, dal noise al doom passando per atmosfere psichedeliche.
L’incalzante batteria che nella registrazione è affidata a Francesco “Frank” Caprotti, dal vivo raddoppia con arrivo nel gruppo di Andrea “K” Capecchi.
E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, l’artwork del disco è a cura di Stefano Matteoli.
Katia Egiziano
Pablo e il Mare – Respiro
Terzo lavoro per Pablo e il Mare, band capitanata da Paolo Antonelli.
Il respiro del mare nei bagni ‘Tortuga’, uno stile pop d’autore, gipsy latino con tocco mediterraneo che lascia quel sapore agrodolce del mare di prima mattina e a fine stagione. Tuffo sott’acqua con ‘Ferdinandea’ e folk di ‘Nausica’ ed un occhio a oriente con ‘Giappone’.
Un album che accompagna in un percorso multisensoriale, evocando classe musicale e vocale.
Questo disco ha un tocco delicato ma così intenso da lasciare traccia perpetua come i cerchi nell’acqua.
Joshin Elisabetta Galani
Kamasi Washington – The Epic
Lo dice pure il titolo: questa è la resurrezione del jazz.
Un disco epico e sperimentale, che mischia sonorità classiche al sound afro americano, “The Epic” sprizza West Coast da tutti i pori.
Composto da un “cast” d’eccezione di molti musicisti provenienti da produzioni colossali, l’ultimo album di Kamasi Washington è un must anche per chi non è cresciuto a pane e jazz.
Valerio Tascione
Cassandra Raffaele – Chagall
“Chagall” è la seconda fatica musicale partorita dall’acuto ingegno artistico della cantautrice sicula Cassandra Raffaele. L’album, uscito per Leave Music, ormai assodata fucina di talenti, e distribuito dalla Sony, è un compendio splendidamente realizzato di tutte le molteplici e poliedriche velleità dell’artista in questione, che spazia con nonchalance, maestria ed abilità da matrici sonore folk-rock ad altre più spiccatamente elettro-pop, il tutto supportato da testi sempre molto freschi ed originali. Indubbiamente uno dei lavori discografici italiani più apprezzabili dell’anno 2015.
Francesca Amodio
Deerhunter – Fading Frontier
Il nuovo disco dei Deerhunter è spiazzante e sorprendente come da copione.
“Fading frontier” segna un distacco dall’album precedente, abbandonando le distorsioni più pesanti ma creando sempre un’atmosfera surreale e sperimentale, molto morbida in questo caso. Anche stavolta l’ispirazione di Bradford Cox va a esplorare settori e porzioni dell’indie rock sin qui inesplorate, quasi ai confini del dream pop.
Matteo Ferrari
Pico Rama – Locura
Quest’anno il miglior disco di musica emergente a mio avviso è “Locura” di Pico Rama.
Da quando ho avuto modo di conoscere personalmente questo artista, con la sua musica è stato in grado di stimolare la mia curiosità al punto da farmelo seguire nei suoi sviluppi.
Ha fatto uscire per Mescal un disco davvero particolare, con sonorità ricercate e piacevoli senza tralasciare comunque tematiche scomode.
Non è un disco del mio genere preferito, e forse anche per questo mi ha colpita e mi piace: è un ascolto insolito che mi ha conquistata.
Marta Alleluia
Apes on Tapes – Escape From Primate Island
Chi di noi non è mai rimasto affascinato da una delle colonne sonore dei videogiochi vecchio stile in 8-bit? Ecco, quello che ci hanno regalato gli Apes on Tapes è un disco, “Escape From Primate Island“, proprio con questa chiave di lettura.
Il trio, a partire dalle basi minimali caratteristiche di vari videogames, riesce a congiungerle perfettamente con momenti più elaborati e con altri hip hop, con tanto di Mc. In più con dei leggeri richiami allo stile elettronico UK e a uno più ‘’fumettoso’’ e divertito proprio dei Gorillaz, il risultato è un vero e proprio lavoro di divertimento e stile. Ben fatto!
Lorenzo Molino
Joyville – Joyville
Dalla costola peggiore degli Slim nascono i Joyville, un power trio interessante ed esplosivo: genziana-core, tra l’alternative dei ’90 e l’indie anglosassone.
Un disco di debutto che si presenta maturo e travolgente al punto giusto da meritare in assoluto un ascolto: un lavoro senza pretese che regala in cambio molto stupore.
La sfrontatezza e l’attitudine aggressiva della band sono punti a favore per il disco, pieno di carattere e che ben promette per il futuro del gruppo.
Loris Taraborrelli
Esterina – Dio ti salvi
“Dio ti Salvi“, terzo album della band versiliese Esterina, è un disco di cantautorato post-rock intenso e diretto, dolce e deciso.
I testi in italiano descrivono desideri, nostalgie, amori e stati d’animo.
Musicalmente, gli Esterina mescolano le loro chitarre post rock a piani rhodes e synth spiazzando poi l’ascolto con la presenza dei fiati.
Questo è un disco pieno di personalità che abbraccia vari generi e del quale colpisce la vena narrativa diretta e poetica.
Saiara Pedra
The Maccabees – Marks To Prove It
A distanza di tre anni da “Given To The Wild”, sono tornati quest’anno i The Maccabees con un nuovo album. Le undici tracce di “Marks To Prove It” sembrano rappresentare per la band un punto in cui fermarsi un momento, guardarsi attorno e capire chi o cosa si è diventati: uno sguardo verso l’esterno (Londra che cambia) e verso l’interno (una band che sente l’esigenza di fare il punto della situazione) che dà origine a un full lenght che contiene tutte le diverse anime della band, quelle che abbiamo imparato a conoscere dall’esordio grezzo e casinista di “Colour It In” fino ai suoni e alle atmosfere più ricercate del terzo album. “Marks To Prove It” è la cosiddetta “prova di maturità” della band, una bella sintesi – ma completamente inedita – di tutto quello che Orlando Weeks e compagni sono riusciti a fare fino ad ora.
Federico Plantera
The Dead Weather – Dodge & Burn
I The Dead Weather sono un supergruppo che in punta di piedi sta ricostruendo e ristrutturando aspetti importanti dell’alternative rock, rendendo davvero giustificato l’aggettivo ‘alternativo’, con sonorità che sono certamente aria buona per gli amanti del genere che non disdegneranno gli accenni ad un recente passato musicale. Jack White è sempre una certezza, non si discute, e in questo progetto si sta esprimendo in modo estremamente maturo: messo da parte il ruolo di frontman e voce, può ora concentrarsi solo sugli arrangiamenti per chitarra, compito che assolve senza sbavature. “Dodge & Burn” è un album che colpisce dritto alla pancia, selvaggio, a volte rude con dei testi che sembrano sbucati dalle viscere della terra e dei ritmi primordiali che ti tengono le orecchie incollate alle cuffie.
Edoardo Biocco
Ono – Salsedine
Gli Ono escono sul finire di quest’anno con un energico quanto anarchico disco.
Elettronica eccentrica, essenziale, sempre azzeccata, barlumi di eteree e violente distorsioni con una voce spesso assente ma quando c’è sa essere linciante, lunatica, letteralmente da lacrime agli occhi. Schizzati, ironici, melodicamente spiazzanti, questi ragazzi di provincia esordiscono con un disco estremamente interessante ed azzardato, destando fascino musicale già dalle prime note.
Creatività, determinazione, libertà.
Ecco gli Ono.
Ecco come dovrebbe essere la musica
Antonio Altini
Bob Moses – Days Gone By
Ultimamente, gli ascoltatori di indie in Italia esplorano molto la musica elettronica. Ma senza (o con poca) cognizione di causa.
Riprova ne è il fatto che l’ultima fatica dei Bob Moses (duo composto da Tom Howe e Jimmy Vallance), “Days Gone By“, sia passato completamente sotto silenzio: dove il punto di forza dell’album risiede sì nell’uso massiccio di suoni da club ma, al contempo, di inserzioni di chitarra e di pianoforte che convincono anche i meno avvezzi alla pista da ballo.
Antonio Felline
Levante – Abbi cura di te
Uscito a maggio, è uno degli album che a parer mio dovrebbe rientrare nella top ten dei migliori dischi di quest’anno 2015. Perchè? Perché in “Abbi cura di te” trovi tutto ciò che la musica dovrebbe darti: un disco ricco, dove le parole e la musica si intrecciano perfettamente dando vita a dei brani che si adagiano al panorama indipendente e a quello del mainstream simultaneamente. E se in certi momenti potrebbe sembrarti di ascoltare Carmen Consoli, togliti quel pensiero dalla testa: Levante ha qualcosa di nuovo da raccontarci.
Cinzia Palmas
Stanley Rubik – Kurtz Sta Bene
Dopo “lapubblicaquiete”, gli Stanley Rubik (che già nel nome uniscono visione e enigma) ci raccontano che il loro “Kurtz” è in splendida forma!
E si capisce sin dall’inizio con la track di apertura (‘Cado‘) in cui quiete e ritmica incalzante si alternano con melodie originali e affatto monotone. L’elettronica amplifica la componente enigmatica in arie che sembrano arrivare da un passato molto lontano. Il risultato è un lavoro ricco anche dal punto di vista compositivo (‘10:10‘).
I testi ci offrono una visione lucida e precisa su quanto ci circonda.
Il risultato è un lavoro originale in cui la voce (mai troppo sopra le righe) si integra perfettamente sia nelle atmosfere più rilassate che in quelle in cui l’anima rock emerge maggiormente.
Alla fine possiamo dirlo: sia “Kurtz” che gli Stanley Rubik stanno bene!
Daniele Fanti