Bill Withers, il sole è tramontato
Il 3 aprile è stata diffusa la notizia sulla scomparsa di Bill Withers, una delle più importanti voci Soul degli anni Settanta.
Indimenticabili i suoi brani ‘Ain’t no sunshine’ e ‘Lean on me’.
Immaginate uno studio di registrazione in cui contemporaneamente si trovino a discutere su come chiudere un pezzo artisti come Booker T, Graham Nash, Stephen Stills ed alcuni tra i migliori turnisti della Stax con lo scettico autore del brano a cui in realtà quella canzone non piaceva moltissimo.
Non era convinto del testo, non sapeva come chiuderla.
La base c’era ed aveva anche un bel tiro, intanto nella seconda strofa ci aveva buttato quel «I know» ripetuto per ben ventisei volte.
I ragazzi nello studio continuavano a dirgli che andava bene così, che quel pezzo spaccava: doveva lasciarlo così.
Ma Bill Withers non era convinto.
Era anche per quella sua insicurezza che aveva continuato a lavorare come operaio in una fabbrica che produceva wc per i Boeing 747.
In quella fabbrica ci era finito dopo aver lasciato la marina militare ed essersi trasferito a Los Angeles per tentare la carriera musicale.
Ad un certo punto deve aver pensato che se gente del calibro di Booker T insisteva tanto su quel pezzo, forse qualcosa di buono doveva esserci per forza.
Lo aveva scritto al volo dopo aver visto “I giorni del vino e delle rose”, film con Jack Lemmon: l’ispirazione l’aveva presa da lì.
E si fidò, ci costruì attorno un album e la sua vita non fu più la stessa.
Bill Withers aveva 31 anni, era il 1971 e ‘Just as I am‘ sarebbe diventato un classico del soul americano di tutti i tempi.
‘Ain’t no sunshine‘ divenne disco d’oro e la sua casa discografica pensò bene di regalargli un water dorato: quando tutto ciò stava accadendo, lui era ancora alla catena di montaggio a costruirne.
La famiglia Withers ha reso noto che Bill è deceduto in seguito a complicazioni cardiache:
«Siamo devastati per la perdita del nostro amato e devoto marito e padre. Un uomo solitario con un cuore spinto alla connessione con il mondo nella sua più ampia forma, con la sua poesia e la sua musica ha parlato onestamente alle persone, unendole. Una vita vissuta nel privato, intimamente vicino alla propria famiglia, la sua musica appartiene per sempre al mondo. In questo momento difficile preghiamo affinché la sua musica offra conforto e svago ai fan che si stringono ai propri cari»
Ci lascia soli, insieme ad una discografia incredibile costellata di altri grandissimi classici.
Basti pensare a ‘Lean on me‘ e ‘Lovely day‘, altri evergeen della soul music.
‘Just the two of us‘, ‘Use me‘, ‘Grandma’s hand‘ sono solo altri esempi di come uno degli artisti che meglio rappresentano il concetto di antidivo ci ha lasciato in dote e che lo hanno fatto entrare nella Rock’n’Roll Hall of Fame nel 2015 dove infatti fece solo un breve discorso di ringraziamento evitando di esibirsi.
Alla vita e alla carriera musicale di Withers è dedicato anche un documentario, “Still Bill”, presentato al South by Southwest Film Festival di Austin del 2009.
Withers è stato uno degli artisti più influenti della scena Soul e R&B degli anni Settanta: in quel periodo molto prolifico per lui pubblica ben sette album.
Rimane attivo fino alla metà degli anni Ottanta, quando pubblica il suo ultimo album, “Watching You Watching Me” del 1985.
«Appoggiati a me, quando non sei forte. Ed io sarò tuo amico , ti aiuterò ad andare avanti. Perché questa situazione non durerà a lungo. Finché avrò bisogno di qualcuno su cui contare…»
‘Lean on me‘, il brano del suo secondo album con cui per la prima volta raggiunse il numero uno della classifica Billboard, è diventato negli Stati Uniti il simbolo degli operatori sanitari che stanno affrontando l’emergenza per i malati di Coronavirus.
A noi resta il dovere di provare ad andare avanti ed essere le spalle sulle quali si dovrà appoggiare qualcun altro.
Bill Withers ha scritto delle canzoni meravigliose ed è proprio questo uno dei momenti in cui si sente più bisogno di artisti come lui.
Come quando cantava «tutti proviamo dolore e sofferenza ma sappiamo che c’è sempre un domani».