Zmàn – Parade of Malice
Zmàn, che si proclama come appartenente ad una ricerca di ”estetica psichedelica rivoluzionaria”, ha pubblicato a novembre 2015 il suo secondo disco, ”Parade of Malice” registrandolo, missandolo e masterizzandolo (assieme a Claudio Mosconi) nell’Hard Bulletin Studio.
È la parata del rancore quella che il romano Stefano Tocchi presenta al pubblico attraverso tredici tracce in lingua inglese, coadiuvate dall’uso di sintetizzatori, tastiere, chitarre, sax e molto altro.
Sono chiarissime le influenze vintage e psychrock che l’artista ha impresso nel proprio modo di comporre: ciò si mostra già nella prima traccia, ‘Judah’ nella quale il synth è ruvido e affianca a tastiere molto 70s anche il sax di Fabio Mancano, procedendo anche dal punto di vista della vocalità su ritmi ribelli e tesi ad uno scatenarsi rock’n’roll pieno di vitalità. ‘Mr Hyde’ è un personaggio pericoloso, una doppia personalità raccontata in modo fluente e tenebroso; si aprono poi finalmente gli occhi sulle note di chitarra di ‘This is not you’, quando si rendono chiare le velature poste su comportamenti solo falsamente naturali.
Ci si guarda allo specchio e ci si rende conto di essere cambiati, ma solo per gli altri.
I toni sembrano invece quelli di un killer clown e si riscontra una musicalità forse d’ispirazione Beatles in ‘Mad like this’, ove la pazzia viene analizzata nelle proprie, a volte persino divertenti, facce.
‘I don’t like you’ parla chiaro e lo fa in una spirale di suoni che in parte rimembra persino David Bowie, nelle gestualità spaziali ed oniriche che gli anni Ottanta han tanto (e giustamente) acclamato.
È tempo di aprire le tende in ‘You’ve seen the light’, mentre la traccia successiva richiama uno dei candidati alle presidenziali USA 2016: ‘Hillary Clinton’ che viene studiata attraverso la riflessione su un personaggio e sulla propria capacità di governare il mondo.
Con ‘So far’ vediamo polvere di magia nell’aria, offuscati dalla sensazione di guardare il mondo attraverso una lente deformante quanto le melodie delle ballerine in scatola tanto diffuse nei primi anni del novecento; la chitarra di Emanuele Bultrini accompagna Zmàn in ‘Your Life Has Gone’ mentre il testo si concentra sulla ricerca di risposte ad uno smarrimento esistenziale opprimente.
‘Herod’ è ritmatissima e determinata, grazie alla batteria di Cristiano Defabritiis, mentre ci si placa decisamente su ‘I Won’t Leave The World’ che filosoficamente si ispira alla necessità di non lasciare che le circostanze rovinino e disturbino il nostro vivere.
Siamo in dirittura d’arrivo con la decisa ed oscura ‘Parade of malice’, parata che viene deliberata con un senso di vendetta e di malizia dal sapore giustamente aspro.
È di sicuro un lavoro interessante, quello portato avanti da Zmàn, e fa persino dubitare che sia vero che il rancore porta solamente il male a chi lo serba in sé stesso.