Vivienne the Witch – Shadowbox
Trovarsi a fine giornata in auto quando il sole sta per tuffarsi dietro i palazzi o le montagne non è difficile, e non è difficile trovarsi in quello stato d’animo di turbata inquietudine, incomprensibile euforia innervata di tenue furia che necessita una base sonora, qualcosa di graffiante e duro, che faccia digrignare i denti e friggere la fronte.
Con una nota di malinconia si presenta ‘Reasons why I laugh and cry‘ di Vivienne The Witch, e il connubio si può compiere. Partenza in crescendo, ombre opache che si fanno sempre più lucide, e poi si aprono a una luce fredda.
La canzone esce dalle voci e dagli strumenti di un trio di ragazze perugine e si posiziona solo a metà di un album, “Shadowbox“, che ci mette un po’ ad ingranare, ma quando lo fa diventa addirittura emozionante. Le prime tracce sembrano volerti invitare un pò incerte, spensierate ed irruente, verso quello che sarà solo dopo più pensieroso ed ammaliante.
L’opera prima della Strega Viviana nuota tra correnti diverse, e la spinta del grunge non è che l’innesco per arrangiamenti ricercati, atmosfere nubilose e una femminilità sfacciata, tutto elettrizzante nella sua carica pura.
Per nulla pretenzioso ma semplice e approfondito, si svolge con la naturalezza dell’entusiasmo critico dell’esordio, adattandosi da solo a qualunque palato grazie a una certa velatura pop che smussa anche le sonorità più spigolose.
Per nulla pretenzioso ma semplice e approfondito, si svolge con la naturalezza dell’entusiasmo critico dell’esordio, adattandosi da solo a qualunque palato grazie a una certa velatura pop che smussa anche le sonorità più spigolose.
Shadowbox è una scatola sonora ben confezionata, senza vicoli ciechi, curata in ogni dettaglio grafico e sonoro, come un buon libro che ha pure una buona copertina.