Verdena – ENDKADENZ vol. 1
E’ arrivato il tanto atteso (e già commentato) Endkadenz direttamente da casa Verdena.
Il vortice che ha avvolto l’uscita di quest’ultimo (o meglio, la prima metà in attesa del secondo atto) è arrivato all’improvviso come un acquazzone estivo interrompendo la cara quiete che caratterizzava la quotidianità del trio bergamasco.
La notizia è stata diffusa ai media tramite una foto che vede i Verdena nel bel mezzo di un paesaggio spoglio ed un annuncio asciutto: “Si sono concluse le registrazioni del nuovo disco.”
Il big muff rimane, il piano torna più forte di prima.
Sono sempre loro in costante escalation, sempre più vicini alla vetta.
Ho ascoltato Endkadenz, e brano dopo brano ecco come ho fatto nonostante tutto ad apprezzare questo disco.
Sci desertico è il brano che subito “balza all’orecchio”: elettronica?
O semplicemente loro, i Verdena?
Un fragore cupo e tenebroso, nient’altro che il prodotto di un paio di synth usati con gusto: è la semplicità a guidarli verso qualcosa di valido e musicalmente riconoscibile.
Diluvio è il fratello cattivo, il numero 7 in famiglia Endkadenz.
E qualcosa mi fa credere che sia proprio l’elettronica la nuova protagonista di questo album.
Non che non sia mai stata presente nel loro sound, ma in questo caso è un elemento che viene particolarmente rimarcato.
Passiamo poi a Nevischio e alla spensieratezza di un brano dominato da una chitarra acustica, un piano e “supporti percussionisti” vari, una tranquillità quasi sintomo di instabilità mentale ed inquietudine.
All’ascolto di Derek penso di essere finito in un videogioco della Nintendo, magari in uno di quelli per Game Boy Advance con tanto di breakdown vicini alle sonorità dei tanto lontani KoRn – sì, esatto, i KoRn – con un finale di quelli col botto.
Alieni fra noi è un programma già dal titolo: la leggerezza iniziale in costante crescita fino a quel “gettami nel fango” urlato con energia, è forse un’espressione chiave all’interno del brano.
Per non parlare poi di Contro la ragione: si ode da lontano il suono di uno strumento a fiato, ed è la calma ad avvolgere e dominare la track sino allo sfinimento.
Desidero spendere due parole a proposito di Inno del perdersi, fiero della sua matrice stoner ricca di bassi e belle distorsioni. Un brano sostenuto, cadenzato e ricco di belle sfumature tipiche del sound dei Verdena. Dire che i tre ragazzi hanno stile mi sembra una delle più scontate dichiarazioni dell’anno appena iniziato.
Funeralus, infine, non è un brano dalla ‘digestione veloce’, anzi: rischia di poter diventare la causa della tua pesantezza di stomaco.
Cassa e rullante della drum machine e tanto sound psichedelico, ed è qui che emerge la necessità di dimostrare le proprie qualità tecniche al fine di creare un prodotto completo, mai così scontato e facile da fruire.
La pecora nera però l’ho trovata.
Un po’ esageri è il famigerato singolo che ha anticipato l’album e che tanto ha fatto discutere.
Caratterizzato da un pop-punk in linea col gruppo, oggettivamente non è nulla di particolarmente entusiasmante.
Diversa sarebbe stata la concezione di questo singolo nel caso avesse giocato un altro ruolo, magari quello di semplice traccia.
Nonostante l’inferiorità del singolo rispetto alle altre tracce sono convinto di aver ragione.
I Verdena sono in grado di far impazzire i social network ed il popolo di internet, diviso tra i vecchi nostalgici e i più oggettivi ascoltatori.
Endkadenz può piacere o meno ma una band importante come i Verdena deve necessariamente farsi riconoscere con criterio.
E loro lo fanno.
Per farvi capire, mi sembra fantascienza parlare di declino o vera e propria decadenza del gruppo criticandolo aspramente come in molti hanno fatto sul web, soprattutto quando lo scopo di un nuovo lavoro equivale allo sperimentare cose nuove o mai affrontate, come sonorità e chiavi di lettura.
Questa è una cosa che i Verdena non si sono mai fatti mancare.
Buona la settima: mi sarei aspettato il discone da ascoltare allo sfinimento, tanto quanto l’oramai consumato Suicidio dei Samurai, ma va bene così.
Sono fiducioso, aspettiamo la settima e mezzo a metà anno e tiriamo le somme.