The Winstons – The Winstons
C’è psichedelia, ed anche un’anarchia ancestrale, nel primo album dei The Winstons, progetto che coinvolge Rob, Enro e Linnon Winston – nomi d’arte di Roberto Dell’Era, Enrico Gabrielli e Lino Gitto.
È un power trio degno dell’appellativo “super”, quello che ha composto questo disco (uscito oggi, 6 gennaio), basti pensare alla lunga carriera sui palchi e alle tante esperienze di eccellenza accumulate nel tempo da ognuno di loro.
Dell’Era suona da anni con gli Afterhours ed ha avviato da qualche anno un’ottima carriera solista; Gabrielli ha fatto parte anch’egli di quella stessa formazione per anni, dedicandosi poi a progetti quali Calibro 35, Der Maurer e L’Orchestrina di Molto Agevole; Gitto ha seguito invece Roberto nei suoi ultimi tour da solista.
Il risultato della loro unione artistica è un lavoro che si ascolta con leggerezza, in una successione di brani rock morbidamente corposi cantati con voci soavi su basso, batteria e tastiere.
”The Winstons” possiede una tracklist definita su dieci canzoni, aperte da ‘Nicotine Freak‘, utilizzata anche come primo singolo e primo videoclip del trio.
‘Nicotine freak‘ è un coro ondeggiante su una base calma e rilassata, un po’ freak, appunto, ma anche un po’ rock’n’roll.
Sembra di vedere nell’aria le esalazioni di fumo delle sigarette Winstons dentro un nightclub losco ma dall’atmosfera alquanto sensuale.
‘Diprotodon’ è psichedelia che sfocia nei fiati di ‘Play with the rebels’, occasione per godere della profondità che contraddistingue la vocalità di Roberto Dell’Era, già apprezzata nel suo percorso solista. Nuvole scure ci coprono la vista del sole nel brano successivo, intitolato ‘..On a dark cloud‘, che con teatrale drammaticità fa vivere una nuova esperienza sensoriale che lasciamo lentamente per tornare dunque a ritmi più serrati attraverso la provocante, e danzante, ‘She’s my face‘.
Siamo a metà disco quando incontriamo ‘A reason for goodbye‘, che incombe fragorosa come una cascata di scintille sulle nostre teste, mentre ad accompagnarci verso una ripida discesa c’è la quasi totalmente strumentale ‘Dancing in the park with a gun‘.
‘Viaggio nel suono a tre dimensioni‘ ci raggiunge con le sembianze di un esperimento scientifico-sociale anni ’60 mentre ‘Tarmac‘ ha delle vesti oscure che presta anche alla canzone seguente, quella che chiude questo “The Winstons”, ovvero ‘(Number, number)’.
Dopo aver ascoltato l’album c’è qualcosa che non vedo l’ora di fare, ed è vedere questo power trio su un palco: sono sicura di una loro ottima performance, che si trasformerà in un’esperienza sensoriale da vivere faccia a faccia con la band.