The Horrors – V
I The Horrors rappresentano una delle band più significative e controverse degli anni Zero, una di quelle storie che vale la pena raccontare – parafrasando una canzone di Vasco Brondi.
Dopo aver fatto il botto con il disco d’esordio “Strange House” del 2007, esattamente dieci anni dopo tornano con un nuovo lavoro.
Il titolo, molto didascalico, è semplicemente “V”, essendo il quinto lavoro in studio.
Gli esordi erano stati spumeggianti, con la band colma di influenze post punk alla Bauhaus e Joy Division: brani come ‘Jack The Ripper‘ e ‘She is the New Thing‘ incutevano allo stesso tempo ansia ed eccitamento.
Poi venne “Primary Colours”, disco completo e dotato di una grande forza.
In quell’esatto momento i The Horrors avrebbero potuto prendersi tutto, anche grazie a Faris Badwan, frontman della band, che grazie al suo completo bianco fu in grado di far rivivere echi e suggestioni di un periodo musicale ormai passato.
“Skiyng” fu il disco di rottura e d’inversione di tendenza: la band cominciò ad abbandonare l’aggressività mostrata fino a quel momento per spostarsi su sonorità più psichedeliche.
‘Still Life‘, tratta da quel disco, rimane un grande pezzo anche se in quel momento il cambio di tendenza generale della scena musicale inglese si avverte fortemente.
È con “Luminous” che la rottura avviene del tutto: l’impatto sulla scena dei Tame Impala è veramente dirompente, e questo si percepisce fortemente nelle nuove sonorità dei The Horrors.
Il video di ‘So Now You Know‘, tratto da questo disco, rappresentò un duro colpo al cuore.
“V” arriva dopo tutte queste premesse.
La prima cosa che salta agli occhi è un richiamo alle sonorità degli anni Ottanta, con profondi legami ai lavori dei Depeche Mode di quel periodo.
Visioni psichedeliche e synth pop popolano l’intero album, regalando suggestioni distorte.
Non c’è più la cupezza che aveva animato i primi lavori, ma qualcosa è rimasto e bolle sotto la superficie – ‘Machine‘ è forse l’esempio migliore di questo trend.
‘Press Enter To Exit‘ è il brano che più colpisce di questo nuovo lavoro ed è un pezzo completo ed accattivante.
Ascoltandolo ad occhi chiusi, però, non sarei mai riuscito ad associarlo ai The Horrors.
Ci sono punti di “V” nei quali la tensione cala decisamente ed i brani diventano molto più riflessivi.
In brani come ‘Point Of No Reply‘ o ‘Weighed Down‘ sembra di sentire una versione annacquata dei The Horrors: una di quelle situazioni in cui sei sicuro di portare a casa il risultato e allora cominci a giocare male, senza metterci davvero impegno.
‘Gathering‘ è il brano che mi ha steso completamente: una ballad in cui credo di sentire per la prima volta una chitarra acustica su un disco dei The Horrors.
“V” è sicuramente un bel disco, suonato bene e con una produzione davvero curata nei minimi dettagli.
Semplicemente, è un lavoro che si discosta completamente dalle prime produzioni della band.
Aspettiamo di vederli nuovamente dal vivo per capire come tutte le anime e le sfumature di questa band possano incontrarsi ed andare d’accordo in un unico live set.
Nel frattempo, decidete voi quali sono i The Horrors che preferite.