The Darkness – Pinewood Smile
Quando si nomina una band come i The Darkness non si può restare impassibili senza intonare almeno una delle loro più celebri canzoni.
Una delle band distintive della scena musicale inglese, dopo il tour mondiale che li ha visti aprire con il loro inconfondibile hard rock anni ’70 i concerti dei Gun’s Roses , tornano con “Pinewood Smile”, il quinto album studio della loro carriera.
Al primo ascolto il sound è inconfondibile: Justin e soci, nonostante il cambio di batterista (Rufus Tiger Taylor, figlio di Roger, batterista dei Queen), hanno tirato fuori un disco in puro stile The Darkeness senza spostarsi minimamente da quella che è la loro identità.
Come nei lavori precedenti, né più ne meno, è presente il solito insieme di chitarre rozze condite da falsetti corali, una voce graffiante e quel ritmo incalzante che fa tenere il tempo con i piedi.
In tutto questo non potevano mancare tutine succinte, espressioni trash ed una copertina che è tutta fuorchè bella, ma che rispecchia in pieno quello che sono i The Darkness e quello che hanno portato nel panorama musicale e non solo.
‘All The Pretty Girls’, ad esempio, è la traccia d’apertura e racconta in modo autobiografico la vita di una rock-star suddivisa tra momenti di gloria, bagni di folla e ragazze disposte a tutto pur di avvicinarsi alle celebrities – «All the pretty girls, like me for who I am / All the pretty girls, when the record goes platinum / Plenty of action, massive attraction, when you’re selling out stadiums / All the pretty girls… and their mums».
“Pinewood Smile” riporta alle scene musicali una band in ottima forma.
Scritto a Putney, registrato in Cornovaglia e prodottto da Adrian Bushby, il disco contiene tutti i tratti distintivi dei The Darkness ma è arricchito da una nuova linfa vitale che scorre nella band, che ha accolto a braccia aperte integrandosi alla perfezione Rufus Tiger Taylor.
Per qualuno questo sarà “il solito disco dei Darkness“, ma è solo ascolto dopo ascolto che se ne scopre tutta l’energia.