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Stolen Apple – Trenches


“Trenches” è il nuovo album degli Stolen Apple, che riversano in dodici tracce la propria inclinazione alternative ed indie-rock.

Gli Stolen Apple sono quattro ragazzi di Firenze – Riccardo Dugini (voce e chitarre), Luca Petrarchi (voce, chitarre, mellotron, organo e synth), Massimiliano Zatini (voce, basso e armonica), Alessandro Pagani (voce, batteria, piano e percussioni) – uniti da una passione creativa (e ricreativa) per la musica.
A questo proposito, è un fatto tangibile che i componenti del gruppo si divertano nel comporre i propri pezzi e nell’esibirsi attraverso performance ricche di vivacità portate sui palchi sin dal 2008.
È questo l’anno in cui la band si formò prendendo vita da quel che rimase dei Nest, altra formazione locale: decisero di chiamare il nuovo progetto Stolen Apple, ispirandosi alla storia di Ernest Lossa, un bambino jenisch ucciso nel 1944 dai nazisti durante il disumano sterminio degli individui non autosufficienti – storia narrata, fra tanti, anche da Marco Paolini nel suo spettacolo “Ausmerzen”.

Tornando al disco, il nome scelto è abbastanza evocativo: “Trenches” si traduce con la parola ”trincee”, e la domanda che sembra dover esser posta è la seguente: è la mente dell’uomo ad essere in trincea, o le trincee sono solo nelle nostre menti?
Per rispondere a tal quesito, gli  Stolen Apple hanno fatto del loro meglio esprimendo attraverso canzoni intrise di sonorità eterogenee e significati ambivalenti tante esperienze, vissute dentro e fuori la musica in un caleidoscopio di suoni grezzi e parole piene di intimità.
“Trenches” si configura come l’album di debutto della band, ed è a tutti gli effetti un disco cui si è giunti con uno sforzo collettivo poiché scritto facendo circolare idee e creatività, con l’obiettivo di raggiungere il risultato di un’identità comune.
Le tracce che lo compongono spingono sull’onda di sensazioni diverse l’ascoltatore, che si addentra sulle note di brani che, mescolando indie-rock, country desertico, psichedelia, shoegaze, post-noise e ballate alt-country, coinvolgono e rendono il disco un libro aperto di ricordi, di storie e di avventure.

Il lavoro della band fiorentina si apre con ‘Red Line’, ballata dance-psichedelica in cui si intravedono echi di sitar indiani e tamburi in lontananza, oltre ad un finale in crescendo a dir poco esplosivo.
‘Green Dawn’ è invece un pezzo più rock, il cui intro è una chitarra decisa che sfocia poi in risvolti a tratti punk.
Sono incalzanti i ritmi di ‘Fields of Stone’ e di ‘Pavement‘ che in quest’ultima si accompagnano a riverberi neo-psichedelici, mentre ‘Falling Grace’ è una vera esplosione di indie-rock in stile anni ’90.
‘Living on Saturday’ mescola pop a blues e viene colorata da un fantastico ritornello a tre voci mentre ‘Mystery Town’ è una ballata rock a cui segue l’intimistica ‘Something in my Days‘.
Ci vuole più pelle, in ‘More Skin’ che mescola strutture pop a strutture rock ed è invece la poesia che si unisce alla musica nel decimo brano di “Trenches”, ‘Daydream’ il cui testo è stato ricavato da una poesia di Daniela Pagani. Adrenalina ed echi punk arricchiscono ‘Sold Out’ e l’ultimo brano dell’album è ‘In the Twilight’ una rock-ballad particolare ed ariosa che con il suo paesaggio sonoro chiude il disco con verve ed eleganza.

Quello degli Stolen Apple appare come un lavoro estremamente ricco di energia, forse il primo step di una carriera altrettanto rockeggiante e piena di vitalità.

 

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