Soviet Malpensa – Astroecology
Sarà pure lo stereotipo di un romano che ascolta un album di ragazzi della provincia di Milano, ma l’impressione che ho avuto è stata che i Soviet Malpensa (finalmente un nome davvero originale, per altro) siano riusciti a trasporre in musica il cliché del maltempo e della nebbia tipiche di quelle zone d’Italia.
“Astroecology”, infatti, si presenta come un nebuloso psycho-pop, tutto effetti sonori e drum machine, in cui riescono a trovare una collocazione anche gli strumenti a cui siamo abituati, e la voce, caratterizzata da un difetto di pronuncia così spiccato, da renderla del tutto unica.
Nell’album si incontra il mostro dell’isolamento in se stessi che passa da un ‘Manifesto Asociale’ e si sviluppa nel tentativo di esposizione di una ‘Scienza dei Sogni’ in cui si esclude addirittura qualunque forma di vita al di fuori della propria; si incontra, insomma, tanta alienazione nei testi frastagliati dei Soviet Malpensa.
Abbiamo a che fare con dei ragazzi fortemente legati alle loro sonorità a cui sembrano avere affidato la filosofia che sta dietro “Astroecology”: si pesca dall’elettronica della dub, ma anche dal sitar così inusitato; magari possiamo assistere, durante uno dei consistenti pezzi strumentali, una sversata dissonante che non potevamo proprio aspettarci, e solo a quel punto rientrerà una voce posata e accademica a riportare un po’ di ordine pop nella burrasca sonora dei minuti precedenti.
“Astroecology” si evolve continuamente, gli sta stretta ogni pelle che prova a indossare e, traccia dopo traccia, si disfa degli strati superflui, come una sorta di creatura mostruosa che si agita fra le mani dei Soviet Malpensa, abili domatori in grado di assecondare ogni forma voglia assumere l’opera senza tentare nemmeno di imporle un’identità che non sia quella del momento presente.
Trovarsi davanti ad un album simile non è facile, perché il nostro cervello cercherà automaticamente di etichettare e collocare idealmente questo stile di musica che fa, invece, del saper “assumere la forma dell’acqua” la vera forza distintiva del suo sound: centodieci e lode ai Malpensa, quindi!