Paul Weller – Fat Pop
Paul Weller è stato tante cose, anzi tantissime – e questo album lo conferma.
La forza di “Fat Pop” è che, a dispetto delle innumerevoli contaminazioni, la sua identità modernista rimane forte.
Personalità culturale complessa, Weller, che affonda il proprio background nella profonda Gran Bretagna degli anni Sessanta, quella della British invasion che faticava a staccarsi dai propri simboli di provincia.
Folgorato, dopo l’ubriacatura beatlesiana, prima dagli Who e poi dal punk, Weller è diventato il capofila del revival Mod ispirato alla musica black, R&B della Motown e della Stax in chiave Northern Soul.
All’apice della carriera con i Jam, decide di soffocare la sua creatura e si reinventa nel pop raffinato degli Style Council, un gruppo persino troppo avanti per gli anni Ottanta ma da rivalutare nella sua intera produzione, anche ultima.
Chiusa traumaticamente quell’esperienza, si rigetta a definire la propria identità solista col suo stile diretto e ruvido.
Diventa il punto di riferimento dell’intera scena Britpop anni Novanta con Oasis in testa.
Album bellissimi – come l’omonimo disco del ’92, “Stanney Road”, “Heavy Soul” e “22 Dreams” – sino alle ultime produzioni – “On Sunset” e “Fat Pop”.
Weller affronta la pandemia a tutta velocità, mai rinnegando il suo passato musicale ma rielaborandolo per dischi futuri.
Dopo il patinato “On Sunset” si chiude in casa.
Durante il lockdown inglese targato Bojo, tira fuori un album in perfetto stile Mojo: carico di black music, soul, pop psichedelico, elettronica e un pizzico di glam.
Un pugno in faccia a questo anno e mezzo sottomesso al virus.
Ispirato ancora una volta agli Who, ma anche a Bowie e Iggy Pop.
Nel singolo ‘Cosmic Fringes‘ ci sono persino reminiscenze di Marc Bolan.
La scrittura di Paul Weller è sempre raffinata e lo eleva rispetto al panorama musicale circostante.
“Fat Pop” desta curiosità e voglia di ascoltare queste canzoni dal vivo.
A proposito, il tour del 2020 è stato rinviato a settembre 2022: vedremo come zio Paul saprà rendere piccole gemme come ‘Glad Times‘, ‘In Better Times‘, ‘Testify‘ e soprattutto ‘Still Glided the Stream’.
Questo album è stato inizialmente concepito e suonato interamente da solo; quando Weller ne è stato sicuro, in un secondo momento ha coinvolto il batterista Ben Gordelier, il chitarrista Steve Cradock (Ocean Colour Scene) e il bassista Andy Crofts.
Piccola curiosità?
La partecipazione canora e di scrittura della figlia Leah nel singolo ‘Shades Of Blue‘.
Da segnalare infine la partecipazione straordinaria di Andy Fairweather Low, ex leader della mitica band degli Amen Corner.
Insomma, “Fat Pop” risulta un album poco omogeneo ma, nonostante questo, fortemente identitario per il 62enne di Woking.
La strada è tracciata sin dalle sue esplosioni punk e la classe con cui la percorre è ancora purissima e cristallina, come da sempre è il suo talento.