Psicotaxi – Effect of the Head’s Mass
I milanesi Psicotaxi sono un progetto molto particolare che, con un album come ”Effect of the Head’s Mass”, danno il loro meglio per esprimere in musica la loro particolarità di appartenere ad un genere musicale che induce l’ascoltatore in un vortice strumentale, psichedelico, elettronico, stoner ed a tratti progressivo.
Il progetto ha le proprie radici nel 2010, quando Andrea Bordoni fonda il gruppo assieme a Luca Bresciani, Lamberto Carboni e Virgile Mermoud.
Con gli stessi pubblica un Ep (omonimo) composto da tre tracce, già in grado di dimostrare le capacità di fondere variazioni metal e strumentali in modo armonioso.
Gli Psicotaxi dichiarano, attraverso la propria musica, l’intento di voler portare amici e sconosciuti entro i meandri di un viaggio nell’immaginario: tale volontà è resa ben chiara dalle atmosfere per certi versi oniriche che caratterizzano i brani contenuti in ”Effect of the Head’s Mass”.
In questo primo album il gruppo ha inserito sei tracce, durante l’ascolto delle quali non è per nulla difficile perdersi.
Il primo brano si intitola ‘Q factor’ ed è un trip di sensazioni che scivolano lungo un corridoio di suoni estasiante. La seconda traccia è ‘Un tram che si chiama pornodesiderio’ ed è una sorta di chiacchierata sui mezzi pubblici tra amici, nella quale uno racconta all’altro la sua relazione, foriera di indecisione, con una pornostar.
Drammi reali, su uno sfondo in cui si librano chitarre, archi e batteria per brillare di una luce accecante. ‘Zingaropoli’ sembra sgattaiolare da un tombino per nascondersi in quelle stradine buie che tanto male accolgono i soggetti dei film americani; è un altro brano totalmente strumentale, dal carattere oscuro e ritmatissimo, spalmato su ben 8 minuti e 42 secondi di musica.
Più breve è invece ‘August in black’, melodiosamente isterica; ‘Il mondo nuovo’ racconta le certezze di un’età, quella adulta, ove le speranze e la spensieratezza della giovinezza si scontrano con l’aridità di un universo cresciuto male, sporcatosi e divenuto malvagio.
Un brano molto bello, che ricorda in qualche modo lo stile di narrazione cinica ed estremamente noir dei Massimo Volume. Procediamo ancora sulle stesse poetiche e dense atmosfere in ‘Performance’, ove, su una base psichedelica ed elettronica coerente con l’heavy mental che ispira il progetto: si narra una storia di sensazioni ed impressioni vive e sanguinolente.
Dall’ascolto di questo primo album firmato Psicotaxi si esce un po’ storditi, increduli della capacità di questi sei brani di catturare ed intrappolare l’attenzione dell’ascoltatore in modo tanto profondo. Sembra davvero che siano riusciti nel loro intento primario, grazie all’uso intelligenti di riff ossessivi, echi psichedelici, elettronica e tanta, ma tanta bravura.