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Piet Mondrian - Di che stiamo parlando?

Piet Mondrian – Di che stiamo parlando?

Il nuovo disco dei Piet Mondrian, duo toscano dalle liriche argute e dalle sonorità elettroniche, si intitola “Di che stiamo parlando?” ed è uscito nel mese di settembre 2016. Si tratta di un prodotto estremamente sui generis, molto sofisticato, non solo per via dei testi, ispirati a temi intellettuali e non sempre accessibili con naturalezza dall’ascoltatore, ma anche per via della sensazione di straniamento cui questi testi danno vita, in connubio con un sound elettronico sperimentale, ispirato sia alla new wave che alla dance, della quale però si perde la freschezza e l’ingenuità.

I Piet Mondrian sono un duo fuori dalle righe: lo si capisce non appena si clicca play alla prima traccia e si viene a contatto con le sonorità acide, oniriche, metalliche che caratterizzano “Di che stiamo parlando?”.
Partiti nel 2006 con un rock minimalista scandito soltanto da chitarra elettrica e batteria, hanno raggiunto con l’aiuto di sintetizzatori ed effetti una dimensione in cui si trovano a proprio agio e possono dar risalto alle proprie liriche.
I riferimenti musicali sono evidenti: spaziano dalla new wave dei primi The Cure, con cui troviamo un’assonanza anche nella poetica – la noia, l’alienazione e la malinconia che pervadono l’intera tracklist – ad artisti iconici per la musica italiana come Franco Battiato.
All’interno di “Di che stiamo parlando?” troviamo pezzi interessanti e ballabili come ‘Tu sei il paradiso’: nonostante l’attacco lento che farebbe pensare ad una ballata intima, la melodia si sviluppa avvolgendo l’ascoltatore in un’atmosfera agitata che lo cala in un sogno vagamente inquietante. ‘Rumore bianco’, al contrario, sfoggia un sound ovattato e luminoso, degno del pop migliore che non trascura l’intensità del messaggio trasmesso, stavolta più introspettivo.

“Di che cosa stiamo parlando?” nel complesso si avvicina abbastanza alle sonorità e alla poetica a cui ci hanno abituato i Baustelle, e per questo corre lo stesso rischio: la prosaicità. Le liriche sono ben costruite ed hanno riferimenti intellettuali che raramente potremmo sperare di trovare nell’electropop dei nostri giorni – basti pensare al brano il cui titolo allude al filosofo francese Jaques Derridà.
Bisogna fare attenzione tuttavia a non lasciarsi ingannare da ritmiche inizialmente lente e dall’ermetismo dei testi, perchè questi due sono capaci di regalarci anche melodie catchy e canzoni pop della migliore qualità.

I Piet Mondrian hanno un approccio singolare al pubblico e alla loro musica: lontani da qualsiasi logica di vendita che comprometta la propria integrità intellettuale di musicisti, non hanno paura di definire il proprio genere come “radical chic” sulla propria pagina facebook, presentandosi con sincerità e trasparenza.
Hanno inoltre adottato, per la vendita del vinile di “Di che cosa stiamo parlando?”, una strategia che chiamano “Prima o mai”: consiste nello stampare soltanto il numero richiesto di copie che, dopo una certa data, non sarnno più disponibili. Questa scelta è forse dettata dal desiderio di valorizzare i contenuti e non la forma, di dare voce ai desideri dei propri ascoltatori e calibrare i propri sforzi esattamente sui loro desideri, di capire che peso si ha per gli altri.

“Di che cosa stiamo parlando?” non è un disco di facile ascolto, è spigoloso e onesto, forse fin troppo. Tuttavia, se gli si concede la possibilità di darsi al proprio ascoltatore e lo si accoglie senza pregiudizi, non mancherà di stupire per i contenuti e per il carattere con cui essi vengono proposti.

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