Nu Bohemien – La nostra piccola guerra quotidiana
“La nostra piccola guerra quotidiana“, il secondo album dei Nu Bohemien, esce il 3 marzo a quatto anni di distanza dal loro disco di esordio, “La consuetudine del sentito dire”.
La band veneziana formata da Diego Franchini (voce chitarra), Marcello Segrini (basso), Francesco Sicchieri (batteria), Thomas Salandin (synth, keys, chitarra) si è nuovamente affidata a Fed Nance per registrazione e missaggio, ma si è avvalsa anche della collaborazione di Giovanni Ferliga (Aucan) che ha curato il mastering e di Luca Romagnoli e Marco Di Nardo del Management Del Dolore Post-Operatorio che hanno contribuito alla scrittura e alla registrazione di un brano dell’album.
Sicuramente figli della nuova generazione di gruppi indie-rock, i Nu Bohemien presentano questa volta un disco molto differente dal precedente, in cui l’utilizzo di elaborazioni al synth la fa da padrone, accantonando quasi definitivamente la dimensione acustica che li aveva caratterizzati nel precedente lavoro.
Anche il lavoro sui testi è differente: si perde un po’ la dimensione politica della scrittura che si concentra, come sta avvenendo per molti dei giovani gruppi italiani, sulle vicende della Provincia.
Ad esempio ‘Tua Sorella‘, brano che apre il disco, racconta la storia di una ragazza e della sua gravidanza indesiderata «che strozza la magia di un’adolescenza ancora da vivere».
‘La Rivoluzione‘ è un pezzo molto pop, in cui i primi A Toys Orchestra vengono mescolati agli americani She Wants Revenge il cui ritornello è un tormentone che martella la testa mentre ‘Quello che conta di te‘ ricorda i primi Ministri.
‘Buongiorno principessa‘, ‘Augurami Buona Fotruna‘, ‘Vodka & Pop Corn‘, ‘La Provincia‘ e ‘Tutto quello che hai‘ sono i brani del disco che si appoggiano su sonorità più cupe, in cui sul tappeto dei synth aleggiano giri di basso e chitarra figli della new wave degli anni ’80.
‘La nostra piccola guerra quotidiana‘, il brano che dà anche il titolo del disco, è sicuramente quello che stilisticamente si discosta di più dal sound generale del nuovo lavoro dei Nu Bohemien.
Su ‘Un altro giorno di merda‘ aumentano invece i ritmi di batteria fino a sfiorare il punk.
Il disco termina con ‘Alexander‘, brano in cui la politica si riaffaccia nella scrittura dei Nu Bohemien che chiudono urlando agli ascoltatori che «la gente sta male» e che «ci vuole qualcosa per non affogare».