Niccolò Carnesi – Bellissima Noia
È una ”Bellissima noia” quella raccontata nel nuovo album di Niccolò Carnesi, uscito venerdì 30 settembre per Malintenti Dischi con distribuzione Edel/Belive Digital.
Carnesi racconta in questo disco, ancora una volta, la propria sensibilità ma lo fa in un modo oggi più maturo, mescolando le storie in esso raccontate ad un sound molto avvolgente in grado di far sentire l’ascoltatore perfettamente a suo agio.
Il pop contemporaneo si mescola con le tendenze anni ’60, filtrando vibranti passioni e drammatiche solitudini in un risultato molto eclettico ove il cantautorato raggiunge l’incontro con la psichedelia, le tastiere e le chitarre – sia elettriche che analogiche.
Per questo disco le registrazioni e il mix hanno avuto luogo a Palermo presso Indigo da Francesco Vitaliti e Fabio Rizzo mentre la produzione è stata seguita dallo stesso Nicolò Carnesi con Donato Di Trapani e Fabio Rizzo (già collaboratore di Dimartino, Pan del Diavolo, Waines); la masterizzazione è opera di Andrea “Bernie” De Bernardi (Eleven Mastering).
A portarci con sé, conducendoci per mano nel disco omonimo, è ‘Bellissima noia’ che alterna un testo ricco di dettagli ad un ritmo leggero, raccontando alcune fasi della vita con un senso di distaccato sollievo.
Segue il singolo che ha anticipato l’uscita dell’intero lavoro, ‘Lo spazio vuoto’, al cui video ha lavorato il regista Stefano Poletti.
Ci sono immagini bellissime e soffuse, abbracci e risate, realtà di discariche e di disillusioni.
E quindi anche una conclusione adeguata, per cui Niccolò Carnesi dichiara quanto sia importante «continuare a sognare, tanto il mondo resta uguale».
Notti e pensieri scorrono lungo la via disegnata da un brano come ‘Fotografia‘, atta quasi a raccontare la scena di una piazza in cui il passante rimugina su quanto la vita non riesca più a sorridergli, allo stesso tempo essendo però ancora in grado di commuoverlo, in modo intenso e significativo.
Il sound rimanda in parte ai cantautori dell’attuale ”scena romana” (vedi TheGiornalisti o Leo Pari) quando si inciampa in ‘Lo scherzo infinito’, che pone al proprio centro l’obiettivo correlato alla ricerca della felicità, che il protagonista del pezzo vede invece come qualcosa di molto difficile persino da scorgere, consigliando (forse a sé stesso) come procedere su questa strada tortuosa (“scappa dalle facce vuote perse per strada, dalla vita precostituita, dai miliardi di fotografie, dalla rete non sei mica un pesce”).
Passando poi ad ‘Il lato migliore’ ci si perde in riflessioni sulla malinconia, quell’amica che ci ricorda suo malgrado che a volta non si vive, ma ci si sforza solamente per sopravvivere.
Ma se c’è un lato migliore, forse la cosa migliore è donarlo a chi abbiamo deciso di amare.
È panta – rei il concetto che si snoda sopra le note di ‘Cambiamento’, ed è la difficoltà di coglierne il preciso momento che ci degrada mentre in qualche modo si rivede il percorso, come accade in ‘Ricalcolo’, che esorta a fermarsi e a godersi le piccole cose (”fermiamoci e diamoci del tu, che ho voglia di dire cose che non si usano più”).
‘Comunichiamo male’ tratta il tema del logorio dovuto al ripetersi di consuetudini e di situazioni, dell’immobilità connessa alla mancata o corrotta comunicazione e alla falsa ed ipocrita abitudine di mostrarsi sempre realizzati e felici.
L’ultimo pezzo nella traklist di ”Bellissima Noia” è la poetica ‘M.I.A’, futuristica e inquietante, con cui Niccolò Carnesi racconta la storia di un immaginifico ultimo essere pensante sulla Terra, così solo e così inconsolabile, nella propria inutilità d’essere.
Di questo straordinario album, l’autore ha dichiarato:
«Al centro di “Bellissima Noia” c’è la solitudine esistenziale dell’individuo che vive il disagio di non riuscire a sentirsi parte di un sistema.
I personaggi delle canzoni sono individui che si sentono soli, pur essendo circondati da una moltitudine infinita di persone, immagini, luoghi.
È una “solitudine corale” caratterizzata dall’incomunicabilità».
Ed è proprio per questo motivo, probabilmente, che ascoltare “Bellissima noia” ci fa riconoscere noi stessi in esso e riesce a farci sentire meno soli, sebbene vittime degli infiniti strumenti di comunicazione di cui siamo oggi dotati e che non riescono ad evitare la conseguenza negativa del mettere dei confini tra le persone.