Nerogrigio – Nerogrigio
Formatisi dall’esplosione di due band (i Film Noir e gli Murnau), i Nerogrigio diventano una realtà musicale nel 2014, provengono da Reggio Calabria e ci fanno ascoltare il loro primo Ep omonimo.
La marcata impronta new wave colorata da un dark eclettico li colloca in una posizione ben definita nella affollata scena musicale indipendente e fa di loro una band coraggiosa e con voglia di mettersi in gioco.
Il loro primo lavoro è formato da cinque pezzi che provano a raccontare una esperienza musicale anche se la strada intrapresa non è di certo delle più originali.
‘Nerogrigio’ insieme a ‘Ultimo’ sono due chiari ringraziamenti a una scena new wave italiana che tanto ha dato alla storia della musica in particolar modo quella fiorentina: ascoltando queste due tracce è fin troppo facile riconoscere e correre con la mente a canzoni come ‘Neogrigio’, ‘Siberia’ e altri pezzi dei Diaframma.
Buona la penna che ha scritto i testi di questi brani anche se per nulla si distacca da quelle atmosfere rarefatte e impenetrabili con cui negli anni Ottanta ci siamo riempiti gli scaffali.
La decisione di riprendere un vecchio pezzo dei Murnau (costola dei Nerogrigio) un po’ confonde questo lavoro, che forse avrebbe dovuto avere più lo sguardo rivolto al futuro della band e non al passato.
‘RadioEdit’, momento strumentale del disco, lascia un po’ respirare l’ascoltatore in quanto instrumental song priva di testi e parole oscure e forse troppo pesanti. Gli strumenti mettono in evidenza un’altra faccia della band che ora appare più spigliata fresca e dal forte carattere. Apprezzabile in fondo alla tracklist ‘1914’ , brano registrato live.
Altra instrumental song molto più grunge e trascinante delle altre, che lascia ben sperare per il futuro della band: se dal vivo sprigionano una energia sana e solare come questa esplosa in ‘1914’, viene da pensare che in futuro ne sentiremo delle belle.
Le band che hanno fatto della new wave il proprio cavallo di battaglia avevano una caratteristica fondamentale: suoni sporchi generati da strumenti grezzi e ruvidi.
Antonio Aprile al basso conferma di avere tutte le carte in regola: bellissimi i suoi giri di basso, specialmente in ‘RadioEdit’ e in ‘1914’, e non è male nemmeno l’incedere pesante di Massimiliano Latella alla batteria.
Nella speranza che il trio calabrese si dimentichi delle chitarre anni ’80 e di certi testi ormai sentiti e risentiti, aspettiamo con ansia l’esordio su Lp.