Nadàr Solo – Semplice
Sono passati ben due anni dalla pubblicazione del loro “Fame”, ed è giunto quindi il momento perfetto per accogliere il nuovissimo e quinto disco dei Nadàr Solo, ”Semplice”.
Si tratta di un album che di semplice ha molto poco se non l’evidenza delle capacità di una band che ancora una volta si rivela estremamente talentuosa.
Il trio di Torino torna in seguito anche ad un cambio di formazione, per il quale Andrea Dissimile ha sostituito alla batteria Alessio Sanflippo, affiancandosi a Matteo De Simone e a Federico Puttilli.
Il disco scorre fluido, con una ricchezza di sound e di significati capace di appassionare sin dal primo ascolto.
”Semplice” si apre con ‘Marco’, una specie di autopresentazione del disco. I contorni sono dark e tumefatti, le prospettive grigie e deviate verso un futuro per cui il destino non riserva altro che la possibilità di finire ”sotto i ponti”.
‘Aprile’ invece ha un ritmo più allegro, sorride sotto un cielo che continua a mutare soffiando via le nuvole e facendo sbucare il sereno: «le previsioni meteo sono buone per fare l’amore».
Il rock è serrato e deciso in ‘Diamanti’, che ne descrive il brillare e quando questo sia comparabile alla bellezza di certi invincibili sogni, nonostante dietro l’angolo si nascondano ‘Cattivi pensieri’, tra panorami ricchi di nuvole, un costante senso di diffidenza e promesse difficili da poter mantenere, essendo complesso riuscire a proteggere qualcun’altro mentre nel contempo si è già in pericolo.
Ma forse la risposta sta nel decidere di abbandonare i cattivi pensieri.
Desideri gioiosi ricoprono ‘Semplice’, in cui la speranza e la bellezza che si intravede nel raggiungimento della libertà dirigono il protagonista del pezzo verso la propria ricerca della felicità: «Vorrei che andasse tutto come voglio che vada, semplicemente perché lo voglio e perché ciò che voglio è semplice».
‘Coltello‘ è un pezzo scuro, legato al tema di una solitudine difficile da trascurare.
‘Il nostro ritorno’, uno dei brani più belli di questo ”Semplice”, tratta un tema angosciante ma dalle venature estremamente belle: un ritorno a casa dopo una sorta di rapimento, quello del futuro di una coppia a cui viene rubata la quotidianità di un amore grandioso, tranne un’importantissimo oggetto, ovvero la chiave con cui riprendersi tutto.
‘Weekend’ è una storia tragica, la terribile fine di vite quasi nemmeno cominciate, mentre ‘Icaro’ è ispirata alla leggenda del figlio di Dedalo, che si costruì le ali per bruciarsi con imprudenza contro il sole.
Il brano più emozionante del disco è la traccia numero 10, ‘Da un altro pianeta’ che recita un ritornello che non si spiega l’esistenza contemporanea nel mondo di tanto amore e di tanto odio:«Se ti amo anche quando lavoro – Se ti amo anche in viaggio da solo – Se ti amo anche se non sei l’unica cosa che mi fa felice – Forse viene da un altro pianeta – Il veleno che ci fa la guerra – Forse abbiamo soltanto svegliato – Quell’alieno che dorme ibernato – In attesa di ucciderci».
Il compito di chiudere la tracklist è affidato a ‘A modo mio‘, un brano dal sound estremamente leggero e vellutato, generato da una chitarra strimpellante e da un testo colmo di promesse e di speranze di un avvenire (quasi del tutto) roseo.
La caratteristica che meglio emerge dall’ascolto dei dischi firmati da questo gruppo è l’esigenza di raccontare storie diverse, spesso tragiche e dal finale irrecuperabile, con un’energia di sound e di intenti vorace. I testi di Matteo De Simone sembrano ispirarsi con aspra lucidità ad una sensibilità fuori dal comune; è quasi certo che in alcuni brani di ”Semplice” si rifletta il recente viaggio dell’autore (raccontato attraverso i social networks) nei paesi del Medioriente e nella loro eclatante ed attualissima devastazione.
È forse solo il rock quello che ci salverà?