Mutual Benefit – Thunder Follows The Light
Mutual Benefit non è e non potrà mai essere solo una band (anche perché poi non è una band).
È l’immagine di una fotografia sbiadita dal tempo, è un sogno stralunato, è un’iperbole transromantica, è profumo di lavanda che ti arriva all’improvviso addosso.
È un apogeo sonoro che gravita attorno al bastone magico di Jordan Lee che compone, scrive, assembla, detta poche regole sulfuree e aggrega di volta in volta musicisti in grado di esprimere i colori e le voluttuosità del suo linguaggio, del suo verbo.
E il battere del bastone in terra ci conduce d’un tratto nei suoi adagi musicali, essenziali solo in apparenza: gli scheletri melodici delle sue composizioni comprendono e pretendono attenzione e mostrano equilibri straordinari.
La sua mini chamber music (o “musica da cameretta”, se più vi piace) è un assemblaggio ben disposto di tanti strumenti che suonano assieme senza sovrapporsi, senza ridondanze inutili, non perdendo mai per strada quel senso di magia e lineare poesia che rappresenta il magma espositivo che ci scivola attorno, piano piano.
Dopo un lustro dal precedente (e magnifico) “Love’s Crushing Diamond” e due dal meno fortunato – ma non meno interessante – “Skip a Sinking Stone”, l’arrivo anelato di questo “Thunder Follows The Light” mette subito le cose in chiaro sulla ancora vivace vena strutturativa di Lee, che ne ha da dire, da suonare e da cantare.
Questo disco propone, non impone.
Genera attrazione attraverso una formula delicata ed avvolgente, senza mai volgere verso algoritmi che sviluppino potenza: è uno sciorinare di belle melodie snodate senza soluzione di continuità. Si sgancia scivolando su un’orchestrazione tagliata su misura, ridonda di accordi di pianoforti scintillanti e di litanie di corni dolci.
Le chitarre accompagnano il cammino, come potrebbe fare la mano sicura di una madre che accompagna il suo bambino a scuola.
Sax e percussioni traghettano e congiungono armoniosamente le sequenze dei messaggi esposti.
La voce di Lee di suo racconta storie, sentimenti, malinconie ricordi e disagi ambientali in modalità leggera e delicata, così ipnoticamente ritmata che spesso ricorda le ninne nanne che si regalano ai bimbi per garantire loro un riposo sereno.
Ovunque domina l’elegia del sentimento, rotta nella sola ma straordinaria ‘No Dominion‘, che esprime un gradevole equilibrio tra le evocazioni di un piano smorzato, quasi contemplativo e dei testi cupi e religiosi: non a caso il titolo è un riferimento a un poema di Dylan Thomas, che a sua volta rimanda all’epistola di San Paolo ai Romani.
In questo breve passaggio, mentre declina il poema morboso di Thomas, la sua voce si abbassa e si appiattisce; come una nube scura tra paesaggi primaverili, questa canzone diviene la prova che Lee può scrivere e descrivere una ballata coinvolgente e “maudit”.
In ‘New History‘, invece, la direzione diventa quella di agevolare l’esposizione di meditazioni sull’ignoranza storica, contrapponendola ad armonie delicate e ad allegre armonie vocali.
Un pregio per me, non un danno.
Menzione a parte per ‘Waves Breaking‘, elegia del suo impegno ambientalista, solo in apparenza soffocato dall’assetto musicalmente sovraffollato della canzone.
Perché questo è Mutual Benfit: dipingere scenari alle volte anche critici o perlomeno complicati senza rinunciare a pennellate che non destino angoscia o ansia.
L’idealismo romantico, immaginario, persino fantastico diviene il mezzo per dirimere ed analizzare strati luminosi, temi complessi o anche demoni interiori.
Il tutto al servizio di un’affascinante poetica: in ‘Written in Lightning‘ recita: «Se l’amore è un’armatura, allora possiamo amare più forte?».
In ‘Storm Cellar Heart‘ racconta : «Quando mi tieni, è molto meglio; è abbastanza per affogare il tuono».
Questo ottimismo romantico diviene la sintesi alchemica per superare ogni cosa, sia che abbia valenza terrena o ultraterrena.
Alla fine, “Thunder Follows the Light” è uno straordinario condensato di suoni e voci delicate, di melodie sognanti ed ipnotiche, ma che se inizi a scavare un po’ al di sotto della sua superficie eterea finisci per trovare qualcosa che è incredibilmente gratificante.
Non sempre il principio causa-effetto rappresenta un paradigma reale nel nostro vivere quotidiano: perciò, prendetevi tutto il bene del mondo da questo disco, alle volte anche senza capire il perché.