A morte l’amore – A morte l’amore
”A morte l’amore” è il primo disco, omonimo, di un gruppo disco-punk nel quale sguazzano con eleganza Giuseppe Damicis alla chitarra e alla voce, Simone Prudenzano alla batteria e Mauro Capogrosso al basso, che formano questo trio della provincia di Taranto nel 2014.
E seguendo tale linea, si creano atmosfere un po’ dark un po’ glam, in un disco ove la produzione artistica è stata affidata al batterista, già attivo in progetti come i Thee Elephant, Matilde Davoli e gli Oh Petroleum.
All’ascolto del lavoro degli A morte l’amore si accede attraverso una prima traccia, ‘Giuditta’, che è un brano ritmato e sensuale dedicato ad una protagonista irrequieta e pericolosa, che si immagina destinata ad affondare nella propria perdizione, a volte coinvolgendo chi da lei viene attratto.
‘I colpi’ è una sezionata e dolorosa dedica alla mancanza di percezione del male, con quella sensazione devastante che si raggiunge al limite della soglia di una sofferenza trascinata troppo a lungo, che si snoda poi nell’eclettica ‘Chi vive d’amore muore di fame’, colma di riflessioni sulla futilità pratica del sentimento, mentre in ‘Anche al buio potrei’ si assiste all’esplosione distorta di suoni supportati a versi dolcemente stanchi cantati con calore per descrivere legami ramificatisi nelle vene dei propri attori.
Traccia numero cinque: ‘Shey shey’ ha un sapore ancora internazionale, ma la lingua resta la nostrana, proseguendo nel creare quel dolceamaro contrasto che fa apprezzare il disco nella sua interezza.
La canzone mescola elementi naturali a suggestioni emozionali, tra sudore e una spinta alla perdita di freni razionali e di contatto.
‘Ho smesso’ ricorda persino i Verdena, per quel senso di etereo che però in questo caso non si dissolve nel rumore ma prosegue su una strada delicatamente vibrante; intenzione e direzione cambiano subito dopo con i cori in falsetto di ‘Mi abbracci, mi accoltelli’ , mentre ‘Bugie’ ricalca il distacco che si può formare tra due amanti. ‘Ti guardo’ crea distorsioni nel suono e nella visione con un lungo e piacevole strumentale. L’ultima traccia è ‘Come mi vuoi’ e si incentra sulla mancanza di corrispondenze tra desiderio e realtà, non tralasciando una musicalità coerente con quella proposta nel resto de ”A morte l’amore”.
Il trio, che è anche bello da guardare oltre che da sentire, appare promettente e divertente e questo omonimo debutto sembra non essere solo uno slogan ma anche una promessa di novità interessanti nell’indie italiano.