Moreno Padoan – Until The Numbness
Moreno Padoan non è solo un tecnico del suono ma anche un produttore discografico (fondatore dell’etichetta indipendente XONAR Records) e insieme a Roberto Beltrame fa parte degli Artcore Machine, progetto dalle forti tinte noise.
Come se non bastasse, scrive e produce lavori ambient e noise basati sulla sperimentazione tra macchine analogiche e tecnologie digitali con lo pseudonimo di Otur Boyd. Il 10 ottobre del 2015 è uscito per la Xonar il primo album a suo nome, “Until The Numbness“, che si presenta come la colonna sonora di un film mai girato: una sorpresa intima ed emozionale ai confini con l’ambient.
Lo definisco ‘sorpresa’ perchè lo stile di questo disco è molto distante da quanto fino ad ora era stato creato da Padoan.
Si tratta di un album meno spinto sull’elettronica rispetto a quello che ti aspetti, in cui sono forse i tasti del pianoforte e gli archi a farla da padroni: una sequenza di melodie emozionali che in un crescendo si intersecano con tessiture elettroniche molto lineari dalle sfumature drone.
Il disco si apre subito con una piacevole melodia, quasi impalpabile, al pianoforte: in ‘Can’t Wake Up’ i tasti sembrano solo sfiorati, volutamente senza potenza.
In ‘Holding My Breath‘ inizia ad affacciarsi l’elettronica tanto cara a Padoan, un brano in cui atmosfere ambient aleggiano su un synth dal sapore retrò.
‘Consequence‘ sembra l’apoteosi della malinconia, un tappeto sempre elettronica su cui volano ancora le note del pianoforte.
Un tintinnio di campanelle è l’aperura di ‘Starting Over‘: la melodia in primo piano sembra quella di un sitar che si appoggia su una composizione lineare e distorta allo stesso tempo.
Il progetto prosegue con ‘The Numbness‘, brano nel quale è nuovamente il piano a rendersi protagonista con poche note che risultano molto potenti rispetto al sottofondo elettronico, che esplode solo verso la fine del pezzo.
Si torna all’ambient più puro con ‘A Glimmer‘, dove è facile riconoscere anche una splendida sequenza di archi (credo campionati), seguita da ‘Across The Oblivion‘, forse il pezzo più etero del disco.
‘Anything‘ è una splendida e cinematografica contrapposizione tra piano ed elettronica che si espande in crescendo.
Chiude l’album la siderale ‘Erase Everything‘, una suite di dieci minuti dove un beat monotono e costante sembra voler scandire il tempo.
“Until The Numbness” è un disco emozionale ed emozionante, in cui lo stesso Padoan sembra voler raccogliere una gamma di sensazioni malinconiche per trasferirle all’ascoltatore: spogliandosi da qualsiasi accessorio ci racconta il suo arrivare all’intorpidimento.