Molochora – L’uomo sul ghiaccio
‘’L’uomo sul ghiaccio’’, pubblicato il 30 gennaio 2016, è il primo disco di un’interessante progetto emergente, quello dei MoloChora.
La band, nata a Perugia nel 2015, si compone da Massimiliano Cicenia (già Egida) ad occuparsi di testi, voce e chitarra acustica; da Giuseppe Brancati (Anthem 37, Samsara), anch’egli dedicato a testi, voce e kazoo; da Alessandro Fiordelmondo (già Jesus Franco & The Drogas, A.N.O.) ad occuparsi della produzione e della parte di musica elettronica.
”L’uomo sul ghiaccio” si presenta come un concept album che affronta la storia dell’isolamento dell’uomo nel decadimento e nella distrazione della società contemporanea.
In esso, una tracklist composta da sette tracce realizza un’atmosfera ‘glaciale’ e fuori dalla civiltà, ambientate in una terra ghiacciata dove prende piede la storia del protagonista.
Questo loro post-cantautorato si riversa su brani strumentali come ‘Preludio’, che disegna la sensazione di un vento gelido sul volto e poi si fa seguire su canti oscuri, come quello de ‘La tua morte è commerciale’. Astratto e lontano nel suo significato intrinseco, ’Intermezzo I’ si fregia di chitarra acustica e cori; ‘Vai trivella’ somiglia ad un canto da antico villaggio pionieristico; c’è l’insicurezza del presente e l’oblio di un futuro che ancora non è nemmeno immaginabile («Cosa resterà di un corpo senza anima?»).
Ghiaccio e freddo sono ancora elementi centrali in ’Intermezzo II’ e la chitarra acustica accompagnata da una voce virile fa da padrona. È un deserto glaciale quello che immaginiamo all’orizzonte.
‘Il passato’ è una canzone ricca di angoscia verso un torbido legarsi di eventi che hanno segnato le origini di un’attualità rarefatta; chiude invece “L’uomo sul ghiaccio” un pezzo che richiama il nome della band, ‘Chora’.
In esso vibra il canto di qualcuno che degli uomini ne ha ormai abbastanza e che dell’umanità non sa più cosa farsene.
I MoloChora hanno realizzato un disco oscuro e gustoso, la cui genesi viene spiegata con ironia nella loro pagina Bandcamp:
«Era il 19/04/2015 quando due filosofi-musicisti contemporanei, ovviamente sconosciuti e insignificanti, si incontrarono in una povera casa piena di disperazione, vino e sigarette. Dopo i primi due litri di vino versati cominciarono a suonare, gridare e percuotere tutto quello che avevano intorno. Dopo tre ore di delirio si accorsero che nella registrazione erano presenti sei “canzoni” che potevano essere dei buoni componimenti da perfezionare e pubblicare. Nel successivo anno i due continuarono ad incontrarsi , suonare e scrivere una storia, ovviamente triste, che sarebbe diventata l’oggetto dei loro testi. Quando le tracce presero una forma definitiva, i due cominciarono ad incontrarsi con un musicista elettronico contemporaneo che li aiutò nell’arrangiamento e nella registrazione di questo loro primo progetto».