Miriam Mellerin – Il Vizio
Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un’artista, diceva qualcuno: in bilico tra il vecchio e il nuovo, in preda alla necessità di marcare sì il proprio territorio proiettandosi però verso un nuovo modo di vedere le cose, di guardarsi intorno e dire “Questo mondo fa davvero schifo”.
I pisani Miriam Mellerin, in realtà, non prendono in considerazione nemmeno per un secondo questa possibilità: Il vizio è un disco che può permettersi di respirare, in grado di agire senza pensare, di sopravvivere senza alcuno sforzo – sicuramente più maturo del primo, sia nei testi che nelle musiche.
Ma veniamo a noi: la traccia 5, Mantra, gioca un ruolo fondamentale nel disco, spezzando quell’inquietudine presente all’interno dell’album per riprendere alla grande sulle note di Delfini, l’ennesimo cavallo di battaglia di un lavoro nel complesso notevole, sicuramente alla portata di pochi.
“Chi si fida di te? Nessuno!”.
Un post rock/noise con un’attitudine prettamente punk: sono queste le etichette che affibbierei ad una band come i Miriam Mellerin se avessi il compito definirla dal punto di vista del genere musicale, eppure c’è qualcosa che non va.
Forse stiamo girando attorno a dei concetti vuoti, forse messi lì tanto per avere un punto di riferimento.
I Miriam Mellerin non offrono questa possibilità, e questo piace, soprattutto se parliamo di una band che ha avuto, e avrà, la possibilità di farsi notare non solo sul suolo italiano.
Nonostante ciò, qualche rimando c’è (tra i più importanti, e per motivi diversi, ricordiamo Il Teatro degli Orrori, Marlene Kuntz, Massimo Volume), soprattutto per l’utilizzo (più che azzeccato) del parlato.
Un sound scabro, minimale, adatto ad una band che ha molto da dire e che è in grado anche di farti riflettere: una rabbia nascosta e mai rivelata, che finalmente trova massima espressione in un disco che fa dei propri accordi dissonanti un’arma impeccabile.