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Milo Scaglioni – A simple present


“A simple present” non è solo un semplice regalo: questo primo disco di Milo Scaglioni è una vera e propria chiave di lettura di un’anima rock.
L’anima di un viaggiatore giovane, curioso, intelligente e soprattutto sensibile, in grado di riversare le proprie sensazioni nella musica, attraverso testi e sound.

“A simple present” si caratterizza per una dolcezza ed un’onesta di intenti oggi poco rintracciabile negli artisti emergenti.
Oltretutto, l’insieme è sinuosamente aggrappato ad un trascinante senso British legato ad un ritmo ondeggiante e sereno.
Milo Scaglioni non è realmente ciò che comunemente si definisce un artista emergente: sono infatti molti anni che accompagna band e amici musicisti sui palchi, quali i Jennifer Gentle e i Sonic Jesus.
Per quest’album si è finalmente sentito libero di dedicarsi a sé stesso, immettendo la propria esperienza personale nelle lavorazioni di un disco introspettivo e ammaliante.
La sua malinconia si è lasciata accompagnare, nelle registrazioni, da musicisti italiani di alto livello come Roberto Dellera (Afterhours) al basso ed Enrico Gabrielli (Calibro 35 e collaboratore, tra tanti, anche di Pj Harvey) a vari strumenti come il piano, l’organ sax e ai cori.

Il risultato si rispecchia nelle dieci tracce che compongono la tracklist di questo straordinario “A simple present”, canzoni la cui apparente calma racconta invece la fine di una vera e propria guerra, quella con il passato.
Scaglioni ha vissuto ben dieci anni in Inghilterra, accumulando esperienze e storie che decide qui di guardare con un affetto nuovo e condividendone il senso ultimo, quello del procedere, lento e bellissimo, dell’esistenza.
Cominciamo il viaggio con la magnetica ‘Sea of misery’ in cui il protagonista cerca la soluzione per non affogare entro un mare di disperazione chiedendo aiuto a colei che si trova al di là della riva – ed è l’amore a salvarci, come sempre.
‘October’ è un brano autunnale, ricco di quel gusto di pioggia che tanto addolcisce le giornate grigie che ci accompagnano verso l’inverno. Ci sono riflessioni e speranze, luci ed ombre in questo racconto di Ottobre.
E c’è uno specchio sconcertato in ‘Baffled mirror’: la scena è quella di qualcuno che nel proprio riflesso non riesce più a riconoscersi, quando la vita è strana e ingiusta e cercando di comportarsi come se nulla fosse è ancor peggio.
Imbattendoci sulle tastiere roventi di ‘Black dog N°7’ si è colpiti da un senso di leggerezza autunnale estremamente piacevole, quello di chi, come recita il testo, capisce che non si deve essere altri che sé stessi. Ancora una volta a dare l’introduzione è un pianoforte segnando la meraviglia di un pezzo come ‘Letter for pretty’, seguita da un pizzicare di chitarra che apre invece ‘Stone cold sober’.
Si inizia seriamente a scommettere su sé stessi in ‘Place your bet’, canzone dedicata al viaggio in solitaria che Scaglioni affrontò nel suo periodo vissuto in Inghilterra: c’è una voglia di novità entusiasmante e la felicità del dover affrontare l’ignoto, come ogni giovane ragazzo che inizia a vedere gli scorci della propria vita futura.
‘Taller on that tree’ è un rivolo di sensazioni e di suoni in crescendo, mentre ‘The 1st, the second and the last’ è un brano più introspettivo e dark, che si configura scuro ed intenso nonché capace di scavare nelle sensazioni più intime.
Chiude ” A simple present” la decisa ‘Enough is not enough‘, capace di rivendicare quanto sia importante lottare per ciò che si merita.

L’armonia contenuta in questo disco annovera Milo Scaglioni tra i più interessanti musicisti italiani del momento e fa ben sperare per la continuazione concreta di una carriera da solista ricca di equilibrio e di bellezza.

 

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