Melody – Ci sarà da correre
Melody Castellari è una cantante, compositrice, vocal coach e produttrice di Bologna.
”Ci sarà da correre” è il titolo del suo nuovo disco, una corposa raccolta di brani la cui penna appartenne a niente di meno che suo padre, Corrado Castellari, che è stato un importante autore per tanti interpreti della musica pop italiana – come Mina, Ornella Vanoni, Milva, Fabrizio De André, Adriano Celentano e tanti altri.
Dieci sono le tracce scelte per portare avanti un lavoro di intenzione fortemente cantautorale, con testi intrisi di temi tra loro molto diversi, nei quali si parla di amore, di cronaca, di politica e di tanti altri sentimenti, su melodie costantemente morbide e, nonostante questo, efficaci.
La prima delle dieci prima citate si intitola ‘E’ tutto cielo’ e si apre con la chitarra del padre di Melody: corrisponde ad una ricerca di libertà interiore, fantasiosa e fantasticamente allegra.
Contrastante nel rapporto testo – sound, ‘Avere fame, avere sete’ strugge e fa pensare con lo stesso spirito sgomento che si incontra in ‘Ci sarà da correre‘, ove con ritmi un po’ folk si trattano temi per nulla leggeri.
Il protagonista de ‘Il provinciale’ è un viaggiatore pieno di nostalgia, un viaggiatore che si rende conto che la propria ”ordinarietà” lo sta deteriorando e affaticando.
In ‘Progetto’ invece i protagonisti sono ben tre, tutti uomini: uno è un perfetto (forse solo in apparenza) padre di famiglia, un altro è un giovanissimo ragazzo ed il terzo è un prete – tutti condividono lo struggimento per i piaceri della carne.
Sono invece dei cieli stellati quelli che ci sembra di contemplare ascoltando ‘Sacco a pelo‘, nella quale ritroviamo la chitarra paterna di questa interessante cantautrice. Il senso della canzone è in bilico tra il sogno e lo smarrimento, la speranza e la disperazione.
Torniamo più razionali con ‘Tempi politici’, specchio di una generazione che sa ormai che l’unica cosa sicura di certi ambienti è che ruoteranno sempre attorno al Dio Denaro, mentre sono latenti i veri sentimenti che dovrebbero ispirare coloro che noi stessi poniamo al Governo.
Già incisa da Milva negli anni Settanta, ‘Non voglio essere’ si incentra sul tema dell’amore che degenera in un rapporto di forza: una donna ed un uomo, la prima vive ormai nell’ombra del secondo.
Rimodernata e affinata, ma sempre decisa, ‘Wagon Lits’ fece parte di un album di Ornella Vanoni e racconta di un incontro extraconiugale non privo di scure sfumature.
L’ultimo pezzo è decisamente il più famoso ed il più bello.
Nel suo sito Melody racconta: «Nel 1971 Michele, il cantante di ‘Susan dei Marinai‘ e all’epoca coinquilino dei miei genitori, svegliò mio padre alle 2 di notte con in mano un foglietto a quadretti che riportava la prima strofa de ‘Il Testamento di Tito‘. Michele gli disse che aveva immediatamente fatto il suo nome al suo grande amico Fabrizio De André poiché non era soddisfatto della musica che lui stesso aveva composto sul testo e che quindi, De André, dava a mio padre la possibilità di fare un tentativo musicale. Il risultato di quel tentativo è noto. Sono molto orgogliosa che mio padre abbia musicato una delle canzoni più importanti del grande Fabrizio De André».
E anche noi lo siamo.
Sia del padre che della figlia.