M. Ward – More Rain

Pare che certa gente senza far dischi proprio non ci sappia stare.
Ed è così che in pausa dal progetto condiviso con la bellissima Zooey Dechanel (She & Him), forse per noia, forse perché più forte di lui, M.Ward sforna un altro album solista (l’ottavo ad essere precisi).

Pubblicato a marzo via Bella Union dopo ben 4 anni di gestazione, “More Rain” era stato concepito inizialmente come un disco nel quale il fulcro della sperimentazione sarebbe dovuta essere la vocalità dell’artista stesso.
In fase d’opera la direzione del lavoro è ben presto cambiata e secondo M. Ward stesso (al secolo Matthew Stephen Ward) questa nuova piega è arrivata grazie alle influenze dei vari collaboratori che hanno contribuito a questo suo nuovo capitolo rendendolo un disco ambizioso, sì, ma d’impatto.

All’ascolto, le prime tre tracce sono le sole legate da un sottofondo sonoro comune: la pioggia.
Se ‘(More Rain)‘ conta poco più di un minuto senza parole, ad introdurre il lavoro con il cantato ci pensano ‘Pirate Dial‘ e ‘Time Won’t Wait Up‘, che mettono in luce da subito le tinte di tutto il disco.
Si tratta di una polaroid che imprime a tinte pastello il racconto di una storia dal sapore indie folk, per niente triste (come potrebbe far pensare il titolo del disco) e che mantiene una certa sobrietà senza rischiare di esagerare all’opposto (in euforia ed ottimismo).
Poco più di mezz’ora condensata in 12 tracce che, pacatamente trasmettono l’idea di un “dolce far nulla” dondolando l’ascoltatore all’ombra di un’amaca, con i raggi del sole che fanno capolino tra i rami degli alberi e disturbano la siesta pomeridiana.
Un disco che culla e abbraccia chiunque gli dedichi attenzione proprio per la natura morbida che lo contraddistingue.
Forse un po’ troppo.
Se da un lato M. Ward rassicura grazie all’accuratezza della produzione, dall’altra rischia di annoiare per la staticità dei suoni.