Luca Fucci – Hidden Scars
Già dall’introduzione del pianoforte presente nella prima traccia, ‘Fading out’, il nuovo album di Luca Fucci, ”Hidden scars” appare come un invito alla contemplazione della bellezza.
Ed è chiara la presenza di contaminazioni e sperimentazioni a livello di elettronica quando il maestoso ed elegante suono emesso dal pianoforte si mescola, fino a svanire, nelle distorsioni e nei ritmi di una musica contrariamente tanto moderna.
Luca Fucci ha creato con quest’album un vero e proprio viaggio psichedelico, un trip negli oscuri meandri di un sound capace di mescolare vari generi e varie sfaccettature.
Non c’è infatti solamente l’elettronica, con i suoi sintetizzatori.
Non ci sono nemmeno i testi, ma ci sono al loro posto tantissime melodie, che si pongono l’intento di andare a toccare tutti i nervi e le venature dell’essere umano, il quale porge l’orecchio e viene catturato da un vortice sensorialmente infiammante. Si passa, come per dei corridoi facenti parte di un lunghissimo labirinto, tra le strette pareti di tredici emozionanti brani.
Da una lettura della ”listening guide” sul sito dell’artista, si evince come effettivamente i sentimenti che la musica riesce a far vibrare sotto la pelle di chi ascolta ”Hidden Scars’‘ siano quelle volute da Fucci: ‘Beyond last night’ si ambienta entro una volontà di superare le difficoltà, i fallimenti, le scelte, la felicità stessa, per aspettare qualcuno.
‘The flight’ richiama la leggenda di Icaro, che preso così tanto dalla possibilità meravigliosa di volare, si avvicinò troppo al sole.
La canzone mette su note queste strane sensazioni e la velocità con cui poi il protagonista si brucia contro la stella più luminosa di tutte. Di qualcosa di estremo e mai conosciuto si vuole suonare anche in ‘Someone I never knew’.
‘Right beside you’ esprime la voglia di non lasciare chi si ama e la promessa di restarle/gli affianco, evitando ogni pentimento, come succede poi nella successiva traccia ‘Stay here’, che con il piano e la sua dolcezza racconta quanto sia importante ricordarsi che c’è ancora tanto da fare. E da vivere.
Forse ‘Still here’, con il tema del dono e dell’aprirsi all’altro, vuole esserne il seguito.
‘A rare seed‘ fa tintinnare la preziosità di un seme raro, che va giustamente curato ed è sempre di ritmo che ci si intende in ‘Love is more about’ e nella scoppiettante ‘Inside’; arriva però ‘The coldest day’, che fa presagire la chiusura e la fine di qualcosa, che intanto, il germe protagonista dell’ultima traccia, ‘Post scriptum’, sta mangiando da dentro.
”Hidden scars” scopre delle ferite nascoste, scava in esse e ce le mostra, ricordandoci che siamo solamente ed infinitamente, umani.