Lo-Fi Poetry – Ep 2015
I Lo-Fi Poetry sono una band indie rock di Vicenza formata da Federico Specht (voce, tastiere, programming), Marco Matteazzi (chitarra), Massimo Milan (voce recitante, seconde voci), Jeff Akosah (batteria, e-drums) e Simone Bernardelli (basso).
Con “Ep 2015“, prodotto da Luca Sammartin e realizzato con l’aiuto prezioso di ospiti come Andrea Bevilacqua (al basso) e Giulio Pastorello (alla batteria) e un bell’artwork firmato da Carlo Biasia, la band ha inciso su sei tracce il proprio messaggio, che recita testualmente «Viviamo per ricordare e scriviamo per sopperire all’instabile bisogno di vivere».
Nelle appena citate sei tracce gli argomenti sono diversi e nemmeno banali.
‘Carne’ è un sussurrare di parole impastate dentro suoni melodrammatici, tra elettronica e sperimentazione, con suoni vorticosi e a tratti inquietanti che sfociano poi nella foga del brano successivo, l’innamorato e disperato ‘Rivederti’, incentrato su una mancanza che toglie il fiato e le speranze.
Soavi ricordi si incastrano a quelli, invece allarmanti, legati a numerosi segnali di una imminente, quanto irrimediabile, presa di distanza.
Un neologismo interessante è presente nella traccia alternative rock che si trova esattamente a metà dell’Ep, ‘Omnisessualità’, un canzone che si collega ad un’identità nuovissima ed originale, la quale si ricerca in modo interessato e contorto e nella quale ci si addentra con curiosità; è un Io a cui bisogna dare ragione e spazio, per poter vivere in una modalità diversa e meravigliosa.
‘Il filtro della dimenticanza’ mette su note ondeggianti in modo quasi lounge un testo configurabile come una riflessione fatta di fronte ad un orizzonte su cui si scagliano infatuazioni, sensazioni, pensieri e desideri. Si entra in una nuova e bella dimensione poetica grazie a ‘Musa’, mentre in questo Ep si lascia poi spazio ai riff più rock di ‘Ho conosciuto Rimbaud’ che ribalta l’ascoltatore in un tempo ricordato con nostalgia e rimpianto.
Conoscere i Lo-Fi Poetry significa conoscere e sentire l’opera di sperimentatori interessanti e capaci di farsi ispirare da cose belle come la poesia e la filosofia, e di riflesso, in grado di disegnarne un grazioso riflesso nella propria musica. Sanno creare e vedere la bellezza.
È forse questo il senso di essere ”omnisessuali”?