And So Your Life Is Ruined – And So Your Life Is Ruined
L’estate è finita, l’inverno non si capisce se è cominciato e i cambi di stagione li sentiamo sempre un po’ tutti.
Le giornate si accorciano, il sole lo vedi di rado e quando succede spesse volte non ti fa neanche un gran piacere.
Ricominciano i clichè, che ti scordi addirittura potessero esistere. Non si sa più come ci si deve vestire.
A Bologna c’è un clima di merda. Domani andiamo a prenderci un caffè. Ad agosto sono andato in vacanza in Salento.
Robe del genere.
Ci può stare che la voglia di scrivere venga meno. Hai addirittura paura del tanto temuto “blocco”, ma in realtà non è così.
Il desiderio di associare una canzone, una copertina, un colore, una sensazione ad un nuovo settembre.
Ok, siamo a gennaio, ma il concetto è quello e non c’entra la meteoropatia, fidatevi.
C’entrano, piuttosto, quattro ragazzi riminesi.
C’entra l’incipit affidato a Berlino, un gioiello intarsiato con un arpeggio ai limiti del virale. Un autentico cazzotto che ti costringe a reagire, così perfettamente equilibrato tra la fisicità delle sue ronzanti spigolature emo-core e i dolci ricami chitarristici su grigi muri di granito.
Un quadro distante, che però senti perfettamente vicino. C’entra Febbraio, il re del freddo e dell’influenza, che si veste di una cantilena trascinata da un furore infinito e tragico.
And So Your Life Is Ruined è un disco degli And So Your Life Is Ruined.
E’ un disco che ha bisogno di essere ascoltato, più e più volte; solo dopo averlo fatto si può arrivare alla consapevolezza di una chiara, latente perturbazione hardcore (molto leggera, quasi cotonata) subito dopo raggiunta da derive math e liriche che non hanno mai paura di essere dirette, senza fronzoli. Cariddi, inoltre, è un piccolo saggio di post-rock interamente made in Italy che non sfigurerebbe in nessun film drammatico/surreale.
308 Negra Arroyo Lane non ci porta verso nuovi lidi. Anzi, ci allontana ancor di più dalla riva, ci spinge ad un naufragio che però non vediamo come una sfida contro la morte, bensì come un viaggio quasi piacevole, necessario.
Gli incipit di Inverno senza fuoco e Perchè non siamo dove siete voi costituiscono piccoli episodi più deboli e dozzinali rispetto al resto del lavoro; si riscattano comunque entrambe nella seconda parte e nel finale, la prima con una coda fatta di accordi al miele e soffici loop percussionistici e la seconda con una cavalcata che amerete come avete amato Siberia, dei compaesani Lantern.
Alla domanda più importante delle nostre vite, abbiamo la risposta nei palmi delle mani.
Se dal vostro treno vedete soltanto sterminate ed uggiose campagne romagnole, sparatevelo in cuffia.