Leo Smith, Joe Morris, Jamie Saft, Balazs Pandi – Red Hill
La tromba di Leo Smith, il pianoforte di Jamie Saft, il basso di Joe Morris e la batteria di Balazs Pandi. What else?
Il quadro è completo, non ha bisogno di rifiniture varie. Red Hill è il debutto di questo straordinario quartetto formato da grandi nomi della scena jazz internazionale contemporanea.
Disturbato, contorto, complicato, sperimentale: i quattro ce l’hanno messa proprio tutta per far divertire le nostre orecchie. Intensamente bop, gli strumenti dialogano alla perfezione tra di loro, intavolando discorsi lunghi e prolissi ma brillanti.
Dai guizzi free jazz di Janus Face ai seducenti toni noir cupi e penetranti di Debts of Honor, dalla rabbia martellante e i ritmi un po’ africani di Arfvedsonite al mistero e le profonde sonorità bebop di Tragic Wisdom, Red Hill in soli sei brani (che valgono per venticinque sia per la genialità, sia per la durata) si rivela un disco all’avanguardia, versatile e ben amalgamato.
Comandano incontrastati su tutto Jamie Saft e la sua vena blues e la tromba viscerale di Wadada Leo Smith. Quattro maestri del jazz sempre a caccia di novità, noti per la loro fantasia e per la loro voglia di andare oltre le definizioni, cercando di proporre sempre qualcosa di innovativo e mai banale. L’album apre una nuova frontiera del jazz, introspettiva e al tempo stesso creativa al massimo. Un quartetto di menti diaboliche che sa il fatto suo.
Un altro capitolo del cosidetto nu jazz, il futuro del genere. Un ottimo lavoro. Un mix di elementi musicali vari, l’immaginazione umana che sorprende ancora una volta. Qualcosa di fresco e trascendentale.
Una conversazione lunatica, allucinata ma perfetta che fila liscia come l’olio.
Un disco decisamente difficile da raccontare con le parole. Il consiglio è quindi di buttarci un’orecchio appena potete: non sarete delusi.
Di nuovo complimenti alla Rare Noise Records che continua a regalarci queste perle di rara bellezza.