Lemon Lights – Empty Space
Non è da tutti partire con l’intenzione di scrivere un libro che parla di un tizio che monta e smonta insegne al neon ogni sera per lavoro e ritrovarsi, invece, a comporre musica elettronica.
Alessio Corasaniti, in arte Lemon Lights, è uno di quegli artisti che il panorama musicale italiano necessita: sperimentatore e idealista.
Quello che ci propone nel suo album dal titolo “Empty Space” è un miscuglio eclettico di generi di musica elettronica che ad una prima impressione possono sembrare dissonanti tra di loro: techno e IDM, un ossimoro.
La musica da club per eccellenza unita a un’elettronica riflessiva e da ascolto: eppure, il mix funziona veramente bene.
L’album di Lemon Lights è composto da sei tracce (un po’ pochine) della durata media di quattro minuti l’una.
Da un certo punto di vista, questo “Empty Space” lascia dopo l’ascolto un senso di incompletezza, percezione che sarebbe sicuramente stata sopita con l’aggiunta di altri quattro o cinque brani, necessari all’album per poter essere percepito come un’opera più solida.
Un lato positivo nella scelta di Lemon Lights ovviamente c’è: l’artista ha preferito la qualità alla quantità.
Il disco si apre con ‘Instant‘, traccia che strizza l’occhio all’industrial techno berlinese con un kick distorto in apertura che successivamente si va a modulare fino all’entrata dei synth, eterei e statici, accompagnati da una bassline in continua evoluzione. Le percussioni restituiscono quel feeling da club che spezza con la melodia ambient e che rende dinamica la produzione.
Subito dopo arriva ‘Forgetting Human Words‘, simile nell’impostazione al brano precedente, ma che si ispira alla techno sviluppatasi a Detroit, col tocco di cassa ogni quattro quarti.
Col terzo brano si cambia completamente registro.
‘I will follow‘ è un brano palesemente ispirato a Jon Hopkins nel quale lo stampo glitch è predominante – peraltro, è uno di due brani della produzione di Lemon Lights ad avere un accenno di cantato.
La quarta traccia, ‘Dance There Upon the Shore‘, è quella più caratteristica – nonché la più famosa – di tutto “Empty Space”: le percussioni grezze e pesanti accompagnano una linea di pianoforte minimalista e estremamente malinconica.
Di questo singolo esiste anche un video che, a personale parere, oltre ad essere girato malamente, rispetto al brano dimostra una scarsa vena creativa.
Si passa poi a ‘See You feat. Ley‘: anche qui è presente una parte di cantato molto leggera che non sovrasta la parte elettronica e che, anzi, si amalgama veramente bene.
L’ispirazione è quella del sound deep house (ben promosso da etichette quali Life & Death e Innervision) e Lemon Lights ci regala così una sua personale reinterpretazione di questo genere che negli ultimi anni ha riscosso un enorme successo.
‘A Long Distance‘ conclude “Empty space”: brano onirico e riverberato, che apre uno spazio sonoro nel quale fluttuano i synth e drum in perfetta sintonia.
“Empty Space” di Lemon Lights è un opera di grande creatività: ogni brano ha una sua storia ed un suo senso, peccato solo per la lunghezza veramente troppo al di sotto degli standard del mercato moderno.