Le Zoccole Misteriose – Mangiacuori, canzoni d’amore per il nulla
Secondo album per la band abruzzese de Le Zoccole Misteriose, attiva dalla fine degli anni ’90 tra eterni cambi di formazioni e una sentita commistione di cuore e schiettezza, con un (più che) pizzico di leggera cazzonaggine.
“Mangiacuori, canzoni d’amore per il nulla” è un disco derivante dalle contaminazioni dell’hardcore più casereccio e dello stoner più essenziale, miscelato con fiondate di verità, ironia e umiltà, rappresentate dalla voce brusca e schizzata di Raffaele, unico elemento fisso da sempre nel gruppo.
La voce di un uomo grezzo e provinciale, ma allo stesso tempo turbato ed emotivo, come se l’uomo che vedete da sempre fisso nel bar sotto casa (burbero e lievemente limitato) rivelasse un animo sensibile, tormentato e altrettanto profondo: come se Mario Brega (presente, no?) si rivelasse in realtà il nuovo Bob Mould (PRESENTE, NO?).
Ridimensionate il tutto ed ecco che avrete un ritratto a tinte reali del cantante.
Otto pezzi che si rivelano otto schiaffi di rabbia, di pena senza compassione, di «OOOH! SVEGLIA!».
Dalla univocità incalzante di ‘Mangiacuore‘ alla cupezza esplodente di ‘Solitudine e moltitudine‘, dalla quasi rassegnazione in sfogo di ‘Piangere e gridare‘ al rock’n’core di ‘Gino l’Animale‘ fino al travolgente disagio di ‘Briciole‘, nella quale è presente anche nientedimeno che Umberto Palazzo, fondatore dei mitici Santo Niente e icona del post-punk italiano.
“Mangiacuori, canzoni d’amore per il nulla” è un disco spensierato nella sua sofferenza, un continuo petardo nelle orecchie degli ascoltatori, una montagna russa delle emozioni di ragazzi di provincia che urlano all’interno del loro paese/gabbia.
Un consistente biglietto da visita per immettere curiosità per seguire la loro carriera, nell’impulsività e nella psiche più o meno volubile di cinque ragazzoni affiatati le cui parole e le cui note fanno presagire un unico termine: purezza.
Purezza, grezza.