laBase – Antropoparco
Il disco d’esordio dei laBase, trio alternative rock abbruzzese, è un’esplosione di potenza.
Uscito il 17 febbraio 2015 per l’etichetta La Noia, si intitola “Antropoparco“: sulla scia di atmosfere cupe che pescano a piene mani sia dalla new wave che dall’alternative e dallo stoner rock, le tracce ci raccontano un’umanità annichilita, un mondo asfissiante e dominato dal buio.
Le sonorità basse e profonde si intrecciano a testi crudi, che presentano senza mezzi termini la realtà che osserviamo ogni giorno e che la maggior parte delle volte non sembra essere così perversa. Con uno sguardo glaciale e disincantato, i brani scavano con profondità e coscienza in una società malata, nelle esperienze più quotidiane di ciascuno.
I laBase non si fanno mancare testi più dichiaratamente politici, come quello di ‘Caos X’ in cui lo scenario è tra George Orwell e l’Apocalisse, e serve un po’ a comprenderne l’amaro realismo. Il tutto è sostenuto da una linea di basso strisciante e potentissima, quasi ipnotica, il vero filo rosso che si insinua tra tutti e nove i brani.
In ‘Primavera’, terzo singolo di “Antropoparco“, la band trova il modo di sfruttare al meglio le proprie carte: abbina un testo intimo, ben calibrato e potenzialmente molto coinvolgente per qualunque ascoltatore, al miglior alternative rock di cui è capace, con la potenza e la sincerità che li contraddistingue. Una melodia accattivante è la cigliegina sulla torta di un pezzo a cui non manca nulla per catturare l’attenzione. In queste settimane inoltre, in occasione del rilancio del disco, è uscito anche il video di questo brano: il protagonista è un pesce rosso in una piccola busta d’acqua, dimenticato sul tettino di un’auto in corsa: i laBase non potevano trovar metafora migliore per rappresentare a tinte fosche le emozioni claustrofobiche di “Antropoparco“.
Nel complesso il disco è un buon biglietto da visita, in cui il gruppo abbruzzese riassume bene i propri intenti e i propri obiettivi. Per essere un debutto, non c’è male, e si può sperare in una crescita artistica che faccia fare il salto di qualità a questo trio alternative.
Dopo “Antropoparco” il consiglio è: osare e fare dei propri punti di forza un trampolino di rinnovamento.