L U M E – L U M E
Una sola parola: “Chapeau”.
Anzi due, “Chapeau ragazzi”.
Stiamo parlando dei L U M E, quindi leviamoci il cappello per davvero.
Sono questi i momenti in cui ti ritrovi a dover elogiare la tua beata ignoranza: a saperlo, mi sarei limitato a scrivere la solita “rece” di parte, e forse la più scontata del secolo.
Nei L U M E c’è Francesco Valente alla batteria.
Non lo conoscete?
Suona con un gruppetto di nicchia, chiamatosi Il Teatro degli Orrori.
Ma anche Anna Carazzai dei Love In Elevator.
E il trio si completa con Andrea Abbrescia.
Ma torniamo a noi: un intro quasi ipnotico (Sunrise) divide con i suoi 20 secondi scarsi le acque di un oceano ricco di suggestioni garage e shoegaze che, con l’arrivo di un’onda chiamatosi Lucky number, tornano a coesistere nel proprio habitat naturale.
Aero bleach, invece?
Credo che se il nostro intento fosse quello di riscaldarci, e decidessimo, anche solo per scherzo, di collegare questa sezione ritmica ad una qualunque diavoleria, finiremmo per trovare la soluzione a tutti i nostri problemi termici.
Bye bye baby invece si distingue per la sua natura frenetica, irrequieta, quasi ostentata, ma che si discosta di poco dalla linea generale del disco.
Anzi, mi correggo: a dire il vero credo manchi un vero e proprio filo conduttore, un percorso che orienti gli esecutori…tutto fa brodo, e il risultato delizia alquanto.
Come se non bastasse infine, ci pensa The twee twee dance a chiudere in bellezza e alla vecchia maniera “blueseggiante” un ottimo prodotto.
Insomma, un disco che consiglio, e che varrebbe la pena di ascoltare più di una volta.
Forse perché non stanca mai?