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King Brothers – Wasteland


Per quanto io sia amante delle sfide e di tutto quello che è difficile da raggiungere o raccontare, devo ammettere che l’ascolto di questo album mi ha messa a dura prova.
Recensire una band nipponica pensavo potesse essere divertente nonostante la scontata incomprensione dei testi (un misto tra giapponese ed inglese).
Invece mi sono resa conto che, tralasciando la musica, cercare di conoscere meglio il gruppo è stato alquanto difficile a causa delle scarse informazioni (almeno nel nostro paese).

La rock band protagonista di questa recensione si chiama King Brothers [キ ン グ · ブ ラ ザ ー ズ] ed è originaria della città di Nishinomya, nella prefettura di Hyogo, in Giappone.
Formatasi nel 1997 dall’incontro tra Masafumi Koyama (chitarra), Zony (batteria) e Keizo Matsuo (voce e chitarra), il debutto discografico avviene qualche anno più tardi con un’etichetta importante, la Toshiba EMI.
A settembre di quest’anno è uscito un disco per celebrare il ventennale della loro carriera, ed incuriosita dal singolo ho pensato di ascoltare bene questo nuovo lavoro del gruppo.
“Wasteland” è stato per l’appunto anticipato dal brano ‘No Want‘ e proprio il video dice molto dei King Brothers.
Nel guardarlo e nell’ascoltare il pezzo, ancor prima di conoscere qualcosa sul gruppo, ho avuto l’impressione di essere davanti ad un gruppo di ventenni.

 

Il video rispecchia in pieno le loro esibizioni live, che a quanto pare attirano l’attenzione del pubblico e sono decisamente coinvolgenti.
Il trio porta in scena un vestito ben definito: i musicisti si presentano in modo elegante, con abiti in bianco e nero, look che nel tempo è diventato il loro marchio distintivo.
Molto teatrali ed energici, già incisi, lasciano immaginare quello che li possiede.
“Wasteland” è un disco decisamente rock, quasi punk, e i King Brothers nel loro insieme ho unito davvero molte influenze.
L’armonica la fa da padrona, dando quel tocco blues che, incredibilmente, si sposa alla perfezione all’arroganza delle chitarre.
Voce grezza e a tratti quasi stonata (tipica del punk), ma con un sound davvero d’impatto.
I testi per mia nulla conoscenza della lingua non posso giudicarli, ma da quel che si sente non credo la tocchino piano nemmeno lì.
Se quello che cercate è un orientamento orientale ma con sonorità familiari, sicuramente questa band sarà per voi una bellissima sorpresa.
Una curiosità: ad osaka molte venue non ospitano più i loro live a causa dei danni causati nei locali dopo ogni concerto.

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