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KHOMPA - The Shape Of Drums To Come

KHOMPA – The Shape of Drums To Come


E così il Khompa-re ce l’ha fatta, “on a remise l’église au milieu du village”.
Ha seguito pari pari il motto luterano e ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, dove la chiesa è il suo agglomerate di tamburi ed il villaggio è quello dei balocchi, dove da tempo voleva portare tutti quelli che nel tempo si sono innamorati della sua ars percussiva, ostentata nelle potenti crociate che ha condiviso col gruppo madre degli Stearica.

Ha preparato bene il Khomp-ito : ha messo la tecnologia riproduttiva di millemila Khomp-uters al servizio delle sue due spade laser di obi-wan kenobi, che è andato ad agitare sulle pelli a tratti con la verve incazzata di una massaia che sfoga le sue frustrazioni nello sbattere i tappeti, a tratti con la precisione del calligrafo, sometimes con l’anarchia che contraddistingue il suo innegabile genio di predatore del ritmo.
Ne decolla un disco Khomp-ulsivo : una carica delle 101 battute mollate col martello di Thor, da quelle di totally furore di ‘Nettle Empire‘ , ‘Religion‘ o ‘D.A.C.‘ a derivazioni di musica improvvisata che tanto mi ha rimembrato le cavalcate dei Massacre di Fred Frith e Charles Hayward (‘The Shape‘ e ‘Make the operator more productive‘) a mosse di intenso e futuristico proto funk come nel caso della meravigliosa ‘Upside-down world‘, autentico paradiso del drumming commotivo, che apre archi di inaspettata poesia per mezzo dei vocals di Taigen Kawabe.
In tutto ciò il Khompa è un uomo solo al comando: genera suoni col suo menar le mani furente o delicato che sia, e trasforma impulsi e battere in soffi di vento delle electronics collegate alla suo batteria immaginaria.
E in ciò non a caso si citava mastro Charles Hayward: uno che ha sempre messo piatti, cassa e rullante davanti al resto, e non viceversa.
La trama del Khompa-gno Davide Compagnoni ne esce fitta come la tela del ragno: milioni di battute che si accavallano, si gonfiano, si sovrappongono, si sorpassano, si diradano, senza soluzione continuità, senza scenografie riciclate.
Un lavoro che tuona, che spara, che devasta, che annoda, che incanta.
È la specialità della casa, è il mood di Khompa, prode alchimista del battere.

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