Kazu – Adult Baby
Approcci al primo lavoro solista di Kazu Makino e pensi: «ce la farà, ne sono sicuro. Ha troppo talento, sa fare tutto, e poi da sola, senza dover combattere la sua “ansia da palcoscenico”, vincerà, nello sfavillante isolamento della sua intimità sonora».
E invece.
Quando ascolti “Adult Baby” ti accorgi che è impossibile non pensare ai Blonde Redhead.
Va bene, cambio ottica, sposto il telescopio: vediamolo come il progetto della cantante e polistrumentista dei BR.
Pronti, partenza e via.
“Adult Baby” si sciorina su una struttura espositiva absolutely free, che si mescola a vagheggianti ed ondivaghe trame elettroniche, esponendo un album quantomeno più misterioso e sperimentale di quanto sarebbe potuta essere una tipica uscita discografica in compagnia dei fratelli Pace.
Ci introduciamo nel dedalo con il primo singolo ‘Salty‘, toccante overture, e mi ritorna in mente subitissimo la pacifica, bizzarra e delicata sensualità di una Björk in palla.
Di qui a seguire Kazu sperimenta effetti a ripetizione e loop vocali, crea basi stratificate e mutevoli di trame elettroniche, esplode andamenti lunatici, alterna luci (poche) ad ombre (la maggioranza), veleggiando in questo mare magnum afferrata a toni canori malati e sognanti.
Il che porta a tirare una doverosa riga, che consente, assieme a ‘Salty‘, di salvare pochi altri brani dalla confusione generale, robe che ti lasciano addosso la salsedine dopo esserti immerso, quali possono essere ‘Come Behind Me, So Good!‘ e la title track.
Tracce che incantano e abbagliano con percorsi intricati ed ipnotici, sottesi da un piano delicato e una batteria che rotola lentamente.
Con un degnissimo contorno di tocchi di corde malinconiche che aggiungono pathos, tanto pathos.
Ma il tutto poi si perde nell’insieme confuso di proposizioni con zero fantasia, che di certo non gratificano l’ascolto speranzoso.
Gli strati nebbiosi diventano impenetrabili, le melodie sprofondano in una indecifrabile nebulosità, lasciando all’interesse recettivo solo gli spostamenti dettati dalla vocalità di Kazu.
Un confuso concerto pseudo mistico nel quale ogni trovata ed ogni impeto annega nello slegamento generale.
Ci ho messo tutta l’ammirazione e la pazienza possibili e necessari per digerire tutta la ipotetica estetica sonora che pensavo potesse esprimere “Adult Baby”, che delude pesantemente, ben peggio di quanto avrebbe potuto procurarmi un blocco della digestione un ennesimo ed inutile episodio della saga dei Blonde Redhead.
Mi aspettavo un amore ed invece non è venuto fuori nemmeno un calesse, ma solo un’accozzaglia di idee musicali concettuali buttate lì, senza generare canzoni con un senso compiuto.
Nel complesso, quindi, “Adult Baby” rappresenta un album incoerente, un depotenziato esperimento elettronico malinconico e lento, dai pochi lampi di brillantezza e dai troppi passaggi a vuoto, nel corpo del quale ciò che a prescindere salvo è come più volte detto la voce ammaliante di Kazu Makino.
Tristemente insufficiente.